Manifesto per vivere in una società aperta
Fonte: REMO BODEI – la repubblica | 22 Giugno 2011
Ecco le tesi che il filosofo Bodei presenta domani al ciclo “Le Parole della Politica” sul tema del rapporto tra noi e gli altri. La xenofobia rappresenta il risvolto più rozzo di quelle comunità che sono determinate ad essere se stesse. Più il mondo si allarga più si tende a reagire con la paura e l´egoismo con la paradossale rinascita di piccole patrie
Da termine filosofico e matematico per designare l´eguaglianza di qualcosa con se stessa il termine identità è passato a indicare una forma di appartenenza collettiva ancorata a fattori naturali (il sangue, la razza, il territorio) o simbolici (la nazione, il popolo, la classe sociale). Ci si può meravigliare che esistano persone, per altri versi ragionevoli e sensate, che credano a favole come l´”eredità di sangue” o l´autoctonia di un popolo, che si inventino la discendenza incontaminata da un determinato ceppo etnico o la sacralità dell´acqua di un fiume. Eppure, si tratta di fenomeni da non sottovalutare e da non considerare semplicemente folkloristici e ridicoli.
Si potrebbe obiettare – come hanno notoriamente mostrato eminenti storici – che la maggior parte delle memorie ufficiali e delle tradizioni è non solo inventata, ma molto più recente di quanto voglia far credere. Tuttavia, le invenzioni e i miti, per quanto bizzarri, quando mettono radici, diventano parte integrante delle forme di vita, delle idee e dei sentimenti delle persone. (…) Bisogna capire a quali esigenze obbedisce il bisogno di identità, perché esso sia inaggirabile in tutti i gruppi umani e negli stessi individui, perché abbia tale durata e perché si declini in molteplici forme, più o meno accettabili. Da epoche immemorabili tutte le comunità umane cercano di mantenere la loro coesione nello spazio e nel tempo mediante la separazione dei propri componenti dagli “altri”. La formazione del “noi” esige rigorosi meccanismi di esclusione più o meno conclamati e, generalmente, di attribuzione a se stessi di qualche primato o diritto. La xenofobia rappresenta il risvolto più rozzo ed elementare della compattezza di gruppi e comunità che si sentono o si vogliono diversi dagli altri e che intendono manifestare per suo tramite la propria determinazione ad essere se stesse. Essa è l´espressione di un forte bisogno di identità, spesso non negoziabile.
Sebbene si manifesti attraverso un´ampia gamma di sfumature, nella sua dinamica di inclusione/esclusione, l´identità è sempre intrinsecamente conflittuale. Realmente o simbolicamente, circoscrive chi è dentro una determinata area e respinge gli altri. Eppure, per non soffocare nel proprio isolamento, ciascuna società deve lasciare aperte alcune porte, prevedere dei meccanismi opposti e complementari di inclusione dell´alterità. Lo straniero è così, insieme, ponte verso l´alterità e corruttore della compattezza dei costumi di una determinata comunità.
Per orientarsi e capire, occorre distinguere tre tipi di identità. La prima si esprime in una specie di formula matematica “A=A”: l´italiano è italiano e basta, il rumeno è rumeno è basta. Tale definizione naturalistica, auto-referenziale e immutabile, è la più viscerale ed ottusa, incapace di accettare confronti tra la propria e le altre comunità, di cui non vede letteralmente i pregi, ma che anzi sminuisce e disprezza. Essa fa costantemente appello alle radici, quasi che gli uomini siano piante, legati al suolo in cui nascono o, come credevano gli ateniesi antichi, quasi siano sbucati dal suolo come funghi.
In generale, più una società diventa insicura di se stessa, più vengono meno i supporti laici della politica. In tal modo, più si produce una specie di malattia del ricambio sociale, che si materializza nel rifiuto di assorbire l´alterità, e più si proiettano sullo straniero, che magari proviene da popoli di antica civiltà, le immagini del selvaggio, del nemico pericoloso. Certo i vincoli di appartenenza sono necessari a ogni gruppo umano e a ogni individuo, ma non sono naturali (come potremmo sopravvivere se non sapessimo chi siamo?): sono stati costruiti e sono continuamente da costruire, perché l´identità è un cantiere aperto. Per questo la nostra identità non può più essere quella che auspicava Alessandro Manzoni, nel Marzo 1821, per l´Italia ancora da unire: “Una d´arme, di lingua, d´altare,/ Di memorie, di sangue e di cor”. Oggi alcuni di questi fattori non sono più richiesti, tranne la “lingua”, anche per motivi pratici, e, possibilmente, il “cor”, l´Intimo sentimento di appartenenza. La religione, soprattutto, non rappresenta più un fattore discriminante per ottenere la piena cittadinanza e non caratterizza (o non dovrebbe più caratterizzare) l´intera persona come soltanto “mussulmano” o “cristiano”.
Il secondo modello si basa sulla santificazione dell´esistente per cui, quello che si è divenuti attraverso tutta la storia ha valore positivo e merita di essere esaltato. Si pensi al Proletkult sovietico degli anni Venti: il proletario è buono, bravo, bello. Si dimenticano così le ferite, le umiliazioni, le forme di oppressione, le deformazioni che la storia ha prodotto sulle persone. Lo stesso è accaduto nel proto-femminismo: la donna è da santificare così come è divenuta. Anche qui si trascura quanto dicevano, in maniera opposta, Nietzsche e Adorno. Secondo Nietzsche, quando si va da una donna, non bisogna dimenticare la frusta. Al che Adorno, giustamente, osservava che la donna è già il risultato della frusta.
Il terzo tipo di identità, quello che preferisco e propongo, è rappresentato da un´identità simile ad una corda da intrecciare: più fili ci sono, più l´identità individuale e collettiva si esalta. Bisogna avere accortezza e pazienza politica nell´inserire nel tessuto sociale individui e gruppi finora esclusi, perché al di fuori dell´integrazione non esistono realisticamente altre strade praticabili. Integrazione non vuol dire assimilazione, rendere gli altri simili a noi, ma non vuol dire nemmeno lasciarli in ghetti, in zone prive di ogni nessun contatto con la popolazione locale. Dobbiamo ridurre lo strabismo, che diventa sempre più forte, tra l´idea che la globalizzazione sia un processo che cancella le differenze e l´esaltazione delle differenze stesse. Il grande paradosso odierno è, appunto, che quanto più il mondo tende ad allargarsi e ad integrarsi, tanto più sembra che a queste aperture si reagisca con chiusure dettate dalla paura e dall´egoismo, con la rinascita di piccole patrie.
—
EUROPA: OGGI APPROVANO IL “RICATTO DI STABILITA’ “, VEDIAMO I NOSTRI EUROPARLAMENTARI COME VOTANO 22.06.2011
Oggi pomeriggio, nella più totale assenza d’informazione il parlamento europeo decide l’approvazione definitiva dell’Euro Plus Pact. Di fatto, una sorta di colpo di stato monetario che tende ad indirizzare l’intero impianto delle nostre manovre finanziarie verso politiche di austerity e di rigore che impediscono qualsiasi possibilità di crescita. Hanno salvato le banche e non hanno mosso un dito contro la speculazione finanziaria e la disoccupazione di massa. Adesso governi e padroni presentano il conto al popolo europeo.
Oggi si decide la fine dell’Europa sociale e si mette un enorme macigno sui processi di scelta democratica di ogni singolo stato che saranno vincolati al rispetto del “ricatto di stabilità”. Per l’Italia questo vuol dire disastro sociale, dato che le prossime finanziarie saranno di decine e decine di miliardi.
Anche per questo motivo è interessante verificare come i nostri eletti al parlamento europeo voteranno queste misure. Secondo voi chi si astiene o voterà a favore è complice di Tremonti e dell’austerity ?
Per seguire approfondire
http://www.europarl.europa.eu/it/headlines/
Per seguire in diretta il dibattito clicca QUI
—
Sangue infetto, vergogna di Stato 22.06.2011
“Caro Beppe,
chi ti scrive è il “Comitato vittime sangue infetto”, realtà nata spontaneamente da un gruppo eterogeneo di persone colpite dalla vicenda scandalosa del sangue infetto, la pagina più nera di Tangentopoli: quella scritta sulla pelle della gente.
Plasma umano, reperito a basso costo negli Stati Uniti (nei ghetti delle grandi metropoli e nelle carceri di Arkansas e Alabama) così come in alcuni Paesi centro-africani, fu introdotto in Italia a partire dagli anni Settanta in modo del tutto illegale. Sangue di provenienza illecita o non certificata, che, senza essere sottoposto ad alcun controllo, veniva trasfuso nei corpi ignari di cittadini in cerca di aiuto e improvvisamente affetti da nuove, impreviste malattie. Vittime non di un errore medico, ma di un piano premeditato fondato sulla connivenza tra la (mala) politica prezzolata (te li ricordi Poggiolini & co.?) e una ristretta cerchia di aziende farmaceutiche specializzate nel trattamento e nel commercio di emoderivati.
Da allora, quasi 4.000 morti e più di 80.000 infettati, una vera e propria strage “silenziosa” veicolata attraverso l’operato di “persone” prive di scrupoli il cui delitto, ancora impunito, è stato quello di utilizzare – senza i dovuti controlli e con la complicità di funzionari corrotti – sangue infetto reperito a basso costo.
Aids, epatite B e C, sono le malattie che hanno colpito le persone sottoposte a trasfusione di sangue infetto; vittime che ancora oggi, a distanza di più di vent’anni sono in attesa di quella giustizia che porti alla condanna dei responsabili di questa strage, causata dalla logica del profitto, nonché ad un equo risarcimento civile.
Dopo anni di estenuanti battaglie andate a vuoto, il nostro gruppo ha realizzato un sito www.vittimesangueinfetto.com nato dall’esigenza di tutte le vittime di avere un punto di riferimento, di discussione, di consulenza e di informazione reale su questa vicenda. Il sito è rivolto anche a tutte quelle vittime che una volta colpite, si sono chiuse in solitudine, per vergogna e per timore dell’isolamento sociale. Ma ti sembra possibile che dobbiamo anche vergognarci della nostra condizione? Non dovrebbero essere i responsabili di questi “delitti” a provare vergogna?
Un’ulteriore vergogna è rappresentata dal fatto che non è mai stato dato seguito a quanto previsto dalla legge 222/07, di cui alla finanziaria del 2008, con la quale sono stati stanziati 180 milioni di euro dal 2008 in un piano pluriennale, per chiudere tutto il contenzioso in essere con chi ha diritto al risarcimento. Contenzioso che all’epoca investiva 7.356 contagiati, che rappresentano solo una piccola parte del numero degli infettati che chiedono giustizia! Di quei soldi, nemmeno un centesimo ci è stato dato!
Non avendo avuto alcun riscontro dalle Istituzioni, relativamente alle nostre più che legittime richieste, lo scorso anno abbiamo organizzato, per un mese consecutivo, un presidio davanti Montecitorio con l’intento di sensibilizzare coloro che dovrebbero tutelarci e dare delle adeguate risposte; presidio sospeso a distanza di 30 gg, in attesa e con la speranza che tutte le azioni di sensibilizzazione alla nostra causa sortissero gli effetti desiderati.
Durante il presidio siamo venuti a contatto con giornalisti, politici, giudici, avvocati e persone implicate direttamente o indirettamente in questa vicenda, purtroppo fino ad oggi abbiamo ricevuto solo promesse mai mantenute. Anche le Associazioni preposte alla tutela dei nostri diritti hanno dimostrato poca trasparenza nei nostri confronti. Non possiamo più accettare di essere presi in giro! Ma in fondo, cos’è che abbiamo chiesto? E’ forse troppo pretendere che i responsabili di questo scempio vengano puniti? E’ forse troppo chiedere che la nostra storia venga messa a conoscenza dell’opinione pubblica? E’ forse troppo pretendere il riconoscimento di un risarcimento economico uguale per tutti? Chi ci ripaga per le nostre vite distrutte? Chi ci ripaga per l’isolamento sociale cui siamo soggetti, perché considerati degli appestati? Chi ci ripaga per il fatto che nessuno ci prende a lavorare? Chi ci ripaga per lo “scippo” della nostra dignità? Se Tremonti intende mantenere i “conti puliti” con il sangue infetto dei malati, se lo può scordare! Oggi 21 giugno siamo stati sotto il Ministero dell’Economia e Finanza, nonché sotto Montecitorio e dopo molte insistenze, siamo stati ricevuti dalla d.ssa Piga alla quale abbiamo nuovamente rappresentato le nostre richieste.
Beppe, ti scriviamo per chiederti di darci voce, una voce per troppi anni rimasta inascoltata. Aiutaci ad abbattere il muro di omertà oramai ventennale riguardo a questa strage nascosta e “dimenticata” perché troppo scomoda! Hanno deciso di seppellirci ancor prima di morire ma non glielo permetteremo, siamo cittadini di questa Italia che traballa sotto il peso delle ingiustizie! Il nostro motto è “ADESSO E’ ORA DI DIRE BASTA” e, come dici sempre tu, loro non si arrenderanno mai, noi neppure!”. Vittime del sangue infetto
http://www.beppegrillo.it/2011/06/sangue_infetto_vergogna_di_stato/index.html?s=n2011-06-22
—
Il governo presenta il piano per la fibra ottica. Ecco il documento 22.06.2011
Il ministero allo Sviluppo Economico ha formalizzato la proposta per creare una società pubblica con l’obiettivo di coprire il 50 per cento della popolazione entro il 2020. Su Wired.it progetto da scaricare
di Alessandro Longo
Il governo ha presentato ieri il testo conclusivo della telenovela Ngn pubblica (Next generation network). Il ministero allo Sviluppo Economico, infatti, ha formalizzato la proposta per creare una società, a governance pubblica, di nome FiberCo e con l’obiettivo di coprire il 50 per cento della popolazione entro il 2020, con fibra ottica nelle case (almeno 100 Megabit). La proposta si rivolge a Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G, Tiscali, Fastweb, BT e FOS (società per azioni formata da operatori minori), che potranno partecipare a FiberCo.
Il governo ha sciolto soprattutto un’incognita: intende sviluppare questa Ngn solo nelle zone non interessate dai piani degli operatori (cioè di Telecom Italia; la rete di Fastweb non ha previsioni di espansione). Questo è un punto di vittoria per Telecom Italia. Nei giorni scorsi, il ministro Paolo Romani premeva infatti per estendere la nuova rete anche in zone profittevoli, suscitando le ire dell’amministratore delegato di Telecom, come già raccontato.
Gli operatori avranno una settimana di tempo per inviare commenti al ministero e poi, se tutto va bene (ergo, nessun altro intoppo) FiberCo partirà con una sperimentazione entro tre mesi, in sei città italiane, a partire da Milano probabilmente.
“Tale test pilota sarà effettuato in una città della Lombardia (al fine di concordare il tutto con quanto attualmente già in corso di svolgimento sull’argomento)”, si legge infatti nel documento. Ci si riferisce al piano Ngn della Regione Lombardia. Tra le possibili candidate, ci sono anche Salerno e Siracusa, si legge. I lavori per il test saranno completati entro aprile 2012.
Sarà comunque una sfida: il governo vuole porre le basi di un cambio epocale, per la rete italiana. Stabilisce infatti che le zone coperte dalla fibra di FiberCo saranno migrate a forza dal rame. Significa uno switch off coatto dal rame alla fibra, per rendere più efficiente l’investimento. Se convivono entrambe le reti, infatti, quella in fibra è meno sostenibile economicamente. Il governo tiene conto che la fibra costa più del rame, però, e quindi fissa un sovrapprezzo di due euro al mese, all’ingrosso, per ogni linea migrata. Lo dovranno pagare gli operatori a Telecom Italia e forse si rifaranno sugli utenti (come spesso accade in questi casi): è uno dei punti critici dell’impianto.
Un altro: il documento (da scaricare in fondo all’articolo), pur essendo conclusivo, non fa chiarezza sulla capitalizzazione, cioè su chi e quanto dovrà investire nella rete. Né è citata un’eventuale partecipazione statale. Il nodo degli investimenti rischia insomma di pregiudicare ancora il lancio dell’iniziativa. Al momento è possibile ipotizzare che FiberCo si sosterrà con capitale bancario e con un’eventuale partecipazione degli operatori che si dichiareranno interessati. Il ruolo di Telecom Italia resta fondamentale. Il governo stabilisce che avrà diritto a un indennizzo per ogni singola linea migrata.
Si ipotizza anche la possibilità che Telecom conferisca la propria rete in rame a FiberCo, in cambio di una partecipazione al capitale di quest’ultima. Telecom inoltre avrà il diritto di prelazione sull’acquisto di FiberCo, in futuro (in un anno non precisato). L’intero progetto “dovrà essere in grado di garantire un ritorno adeguato dell’equiti investito dai soci”, scrive il ministero. Ma non è ancora chiaro su quali premesse potrà fondarsi un ritorno, visto che l’investimento è in aree che gli operatori hanno già giudicate non degne di copertura. Insomma, adesso un piano per l’Ngn nazionale c’è, ma restano i dubbi storici sulla sua effettiva sostenibilità.
http://daily.wired.it/news/internet/2011/06/22/governo-piano-fibra-ottica-fiberco-13456.html#content
—
Il cuore senza battito 22.06.2011
Poche metafore di vita sono calzanti come il battito cardiaco: il meccanismo che permette al cuore di sorreggere l’intera macchina umana, potrebbe non essere più indispensabile.
Bud Frazier e Billy Cohn, dottori del Texas Heart Institute hanno impiantato su un paziente un dispositivo in grado di sostituire un cuore non più sano, che non si serve del classico battito, ma che fa scorrere il sangue nel corpo con flusso continuo.
Dopo aver testato il proprio dispositivo su 38 vitelli, Cohn e Frazier si sono spinti oltre, testandolo su di un uomo.
Craig Lewis, di 55 anni affetto da amiloidosi, è stato il primo essere umano vivo senza battito cardiaco. Dopo circa una settimana dall’impianto del dispositivo, Lewis ha ottenuto ottimi risultati, riuscendo a sedersi sul letto e a parlare con i familiari. E’ deceduto dopo circa un mese, quando la sua malattia ha intaccato irreversibilmente gli altri organi interni.
Tuttavia, i dati raccolti grazie all’esperienza di Lewis saranno fondamentali per perfezionare il cuore artificiale e immetterlo sul mercato, dopo aver ottenuto l’approvazione della Food and Drug Administration.
Frazier e Cohn pongono l’accento sulla sicurezza molto elevata del dispositivo, rispetto agli strumenti correnti, e spiegano che il corpo non ha in realtà bisogno di un impulso, “La pulsatilità del flusso è essenziale per il cuore ma se viene rimosso dal sistema, a nessuno degli altri organi sembra importare molto.”
Ciò che funziona in natura non è sempre l’unica soluzione meccanica, o addirittura la migliore. Sicuramente però, è la più affascinante.
Anna Maria Campise
—
Liberato Ai Weiwei 22.06.2011
Aggiornamento del 23 giugno:
“Non posso dire niente: questa è la condizione pattutita per il mio rilascio”. Lo ha detto Ai Weiwei al Globe and Mail, dopo l’arrivo, nella notte pechinese, nel suo studio di Pechino. Un’affermazione distante rispetto al consueto Ai Weiwei: dissacrante, sopra le righe, senza freni nella parola. E’ stata una serata concitata quella di mercoledì sera in Cina: la notizia della liberazione di Ai Weiwei, artista e attivista cinese arrestato il 3 aprile scorso, ha scosso Twitter e ha dato vita ad una girandola di telefonate per assicurarsi sulla veridicità del fatto. Uscita su Xinhua, la notizia è rimbalzata fino a ottenere la conferma da Ai Weiwei stesso, via telefono: “sto bene e sono fuori, sono felice”. Ai Weiwei è stato rilasciato su cauzione. Il termine usato in cinese per definire il suo status giuridico è Qubao houshen, letteralmente in custodia in attesa del processo, o comunemente tradotto come su cauzione.
Video al link
Jerome A. Cohen professore universitario statunitense ed esperto di diritto cinese, spiega così la procedura cui sarebbe sottoposto Ai Weiwei in questo momento: “si tratta di una tecnica che le autorità di pubblica sicurezza a volte usano per salvare la faccia rispetto a casi controversi. Spesso in queste situazioni, è stato raggiunto un compromesso con il sospetto, come a quanto pare è successo con Ai Weiwei. Naturalmente, dovremo sentire quello che Ai Weiwei dirò in seguito al rilascio”.
La nota della Xinhua, non assicurava circa la liberazione di Ai Weiwei: semplicemente affermava che sarebbe stato rilasciato date le sue condizioni di salute e soprattutto perché avrebbe ammesso i propri reati finanziari, l’evasione delle tasse, ovvero i reati che le autorità cinese gli avevano disegnato addosso per prelevarlo e sequestrarlo per due mesi e mezzo. L’artista e attivista cinese, un’ora dopo il lancio dell’agenzia governativa, è apparso presso il suo studio di Caochangdi a Pechino: visibilmente dimagrito, ma felice. In precedenza la sua famiglia non aveva voluto rilasciare dichiarazioni circa la sua liberazione e la presunta confessione.
Di seguito un estratto dai cinguettii on line contemporanei alla diffusione della notizia della liberazione di Ai Weiwei (gentilmente selezionati e forniti da AhQjingshen
22 giugno 2011, a Pechino sono le 22.15. Tutto comincia con il lancio di Xinhua: “Ai Weiwei è stato rilasciato su cauzione sia per la sua buona volontà nel confessare i crimini, sia per la malattia cronica di cui soffre”
ore 22:29 RT @MerlotN: Xinhua News Agency: Ai Weiwei libero su cauzione. Fate tutti uno screenshot della pagina web rapidamente in modo che non si possa dire che non c’era.
ore 23:24 RT @liu_xiaoyuan: Alle 11 ho mandato un sms ad Ai Weiwei. Mi ha appena risposto. è uscito!!!
ore 23:50 RT: @duyanpili: Carissimi, Ai Weiwei è tornato da 20 minuti a Caochangdi 258 [il suo studio a Pechino, ndt]!!! Si dice che sia dimagrito.
ore 23:51 RT @dgbao: Vaffanculo! Erano secoli che non mi uscivano le lacrime dal naso. @Aiww ore 23:27 RT @yanpingui: A mezzanotte usciamo per la festa alcolica di Twitter. Brindiamo alla libertà del vecchio Ai: alla goccia!
ore 23:34 RT @zuola: La Polizia di Pechino ha rilasciato Ai Weiwei su cauzione come prevede la legge: http://news.163.com/11/0622/22/776G0ADK00014JB5.html #Aiww
ore 23:34 RT @taniabranigan: La famiglia di Ai weiwei non ha ricevuto nessuna notifica del suo rilascio #Aiww
ore 23:38 RT @ kunlunfeng: La potenza della divinità Ai non poteva essere più grande. Stasera la timeline si trasforma così rapidamente!
ore 24:20 RT @mrzhangjiannan: Se vi importa di lui, non provocate. Fatelo riposare. Rispettate le sue ultime scelte. #Aiww
ore 23:37 RT @aliclay: Appena parlato con Weiwei. è con la mamma. è felice. è fuori.
ore 00:07 RT @kezhou: Mi domando perché lo abbiano rilasciato proprio adesso. Primo luglio in arrivo?
ore 00:27 RT: @bleutee: Molti giornalisti di fronte lo studio di #Aiww. Il 70 % sono di Hong Kong, quelli occidentali staranno a prendersi una birra! Ho visto una macchina della polizia. Le telecamere della Cctv ci sono.
ore 00:38 RT @isaac: giubilo dei neitizen cinese per il rilascio di @aiww prima della visita del premier Wen all’Ue. il topic #aiww continua ad aggiornarsi ore
00:39 RT @zhaorui1908: Ha perso 15 kg, è molto più bello. Adesso è con i familiari. Com’è dimagrito!
ore 00:41 RT @isaac: sono uscito dal tunnel, il feeling è ottimo #Aiww
ore 00:57 RT @kezhou: i media di fronte lo studio di Weiwei. Lui è dentro che pensa e non risponde al campanello. Foto: http://twitpic.com/5f9ck8
ore 01:46 RT @liu_xiaoyuan: Ho appena visto Ai Weiwei. La prima frase che dice: prova a indovinare il premio!
ore 01:46 @liu_xiaoyuan: è un po’ difficile! RT @archyzhang: Vecchio mio! Per le spese legali, fino a quando puoi farne a meno?
ore 01:47 RT @kezhou: Fotografia di Ai Weiwei di fronte al suo studio intorno all’una di notte: http://twitpic.com/5fa0bm
ore 01:24 RT @AhQjingshen: #Aiww: “Come può un uomo influenzare il corso della Storia? La risposta è sotto gli occhi di tutti.” @carattericinesi bit.ly/lDT8Mp
[Nella foto: Ai Weiwei dopo rilascio, http://twitpic.com/5fa0bm]
[Una breve nota: i contenuti rilasciati da China Files sono in Creative Commons. Ai siti che aggregano, riprendono le notizie: potete copiare e modificare quello che volete, ad una condizione che ci appare il minimo indispensabile per rispettare il nostro impegno. Ovvero, citare la fonte e rilasciare il materiale con la medesima licenza. Grazie in anticipo]
La notizia del 22 giugno:
Secondo una nota Xinhua, Ai Weiwei sarebbe stato liberato su cauzione.
Nella nota dell’agenzia cinese si precisa che la liberazione seguirebbe a confessione da parte di Ai Weiwei e per le sue condizioni di salute.
Qualche minuto fa la conferma: Ai Weiwei raggiunto via sms da due amici, ha detto di essere libero.
Ne avevamo seguito le ultime vicende, lo abbiamo intervistato per Wired: la notizia, di cui aggiorneremo i dettagli, non può che farci estremo piacere.
Su Aiweiwei:
—
USA: verde urbano contro la stagnazione del mercato immobiliare 20.06.2011
Un fondo di investimento promuove i parchi in città, che aumentano il valore delle abitazioni vicine e attirano i capitali privati
Mike Messner è la mente che sta dietro al neonato movimento “Redfields to Greenfields”, un fondo di investimento statunitense che offre prestiti a basso costo per la riqualificazione urbana e che è stato accolto con entusiasmo da più di 10 grandi città degli Stati Uniti. L’idea di base è quella di convertire gli immobili “tossici”, in particolare capannoni ed edifici commerciali, in parchi pubblici, elevando così il valore delle proprietà limitrofe e trasformando una spirale di stagnazione economica in una tendenza positiva in grado di autoalimentarsi. Inoltre, darebbe fiato alle banche togliendogli crediti inesigibili.
Verde urbano per rilanciare il mercato
A causa della crisi economica le città degli Stati Uniti sono invase da immobili ipotecati a società fallite, ma invendibili in un mercato letteralmente paralizzato, e spesso abbandonati a se stessi. Per contrastare questa tendenza, Messner invita a ridisegnare i territori urbani. Città, grandi o piccole che siano, possono sfruttare il verde urbano come “moltiplicatore economico”. I parchi, secondo Messner, offrono un valido puntello per rompere il blocco che frena il mercato immobiliare statunitense. Molte città come Denver, Phoenix, Houston, Detroit, Los Angeles hanno abbracciato quest’iniziativa e sono già al lavoro. Anche perché non è un’idea del tutto nuova. Alcune hanno già sperimentato in passato un tale approccio, solo non alla scala che propone ora Messner. Ad esempio, la città di Denver, 20 anni fa, riqualificò più di cinque chilometri di capannoni dismessi trasformandoli in parco pubblico, e oggi la zona è tra le più richieste e costose del mercato immobiliare locale.
L’esempio di Detroit
Lo stesso concetto si può applicare anche alle aree residenziali: Detroit, che ha avuto un calo del 50 per cento sulla popolazione residente, ha un 33 per cento di disoccupati, un 27 per cento di obesi, e un 33 per cento al di sotto della soglia di povertà, oggi non ritiene più che i suoi 40 chilometri quadrati di proprietà vacanti siano solo un ulteriore sintomo di declino, ma piuttosto un’opportunità di rilancio. Il nuovo Campus Martius Park, di 2,6 ettari, realizzato in parte con soldi forniti dal fondo “Redfields to Greenfields” , oggi attira oltre un milione di visitatori all’anno. E la città ha diversi altri progetti del genere in corso di realizzazione. Anche Houston ha annunciato di voler applicare i concetti espressi da Messner, con una massiccia espansione della propria rete parchi, la quale comporterà l’abbattimento di 10.000 ettari di immobili inutilizzati.
Ma gli americani sono scettici
Tuttavia, mentre il concetto ha fatto breccia tra le amministrazioni locali e gli addetti ai lavori, il popolo americano non sembra ancora disposto a concedergli piena fiducia. L’ultimo caso di dissenso verso l’espansione delle aree verdi urbane è capitato a Seattle, dove Paul Allen, uno dei fondatori di Microsoft, aveva dichiarato l’intenzione di donare al comune un certo numero di ettari di terreno per creare un nuovo parco nel cuore della città. Ma la maggioranza dei residenti si è opposta, definendo l’iniziativa uno spreco, e invalidandola con un referendum.
—
Christiania resta libera 22.06.2011
Gli hippie riscattano la città
Dopo otto anni di scontri e negoziati, i 700 cittadini della città fondata nel 1971 in un campo di caserme abbandonate hanno vinto la battaglia. E accettato l’accordo elaborato dal ministero della Difesa: compreranno l’intero complesso residenziale per 76,2 milioni di corone danesi, circa 10,2 milioni di euro
BRUXELLES – La città dell’utopia di Copenaghen continuerà a vivere, libera e abitata. Gli hippie di Christiania sono riusciti a evitare che le autorità danesi la smantellassero, distruggendone l’utopia. Per riscattarla i suoi 700 abitanti hanno combattuto pacificamente 1 per otto anni, hanno negoziato con le autorità statali che volevano sfrattarli e a distanza di 40 anni dalla fondazione, hanno accettato il modello di accordo elaborato dal ministero della Difesa di Copenaghen. Da oggi potranno avere il diritto di usufrutto del quartiere occupato e autogestito (circa 35 ettari), a condizione che acquistino attraverso un fondo l’intero complesso residenziale per 76,2 milioni di corone danesi, l’equivalente di circa 10,2 milioni di euro.
Fondata nel 1971 in un campo di caserme abbandonate di fronte alla Sirenetta da un gruppo di hippie, Christiania oggi è salva. “Con l’accordo – ha detto il portavoce della città, Thomas Ertmann – possiamo continuare a essere una società alternativa e Christiania stessa di può rinnovare e sviluppare
come un libero stato”. L’accordo è stato raggiunto valutando l’insieme delle proprietà circa 3.500 corone (470 euro) a metro quadro, un valore molto al di sotto del prezzo di mercato. E’ stato definito “bellissimo” dall’avvocato della comunità, Knud Foldshack, e ha avuto sostegno bipartisan in un Paese retto da un governo di centrodestra. Tanto da essere stato benedetto dal portavoce per le politiche finanziarie del partito conservatore, Mike Legarth: “Se gli abitanti di Christiania avessero dovuto pagare il prezzo pieno di mercato non avrebbero avuto alcuna possibilità”.
Invece Christiania, che ha una propria valuta e propri costumi, leggi e regole autonome, dove la proprietà è collettiva, le auto quasi non circolano, così come la violenza, le armi e le droghe pesanti sono tenute fuori, dove le decisioni politiche vengono prese in sessioni plenarie o “incontri di zona”, con le sue strade senza asfalto, e le bancarelle per le droghe leggere, è un sogno che può continuare a esistere e continuare a essere una delle mete preferite dell’intera capitale danese. Negli anni di negoziati e lotte per la sua chiusura, gli abitanti contrattaccarono con umorismo e perseveranza. Quando nel 2002 le autorità chiesero che il commercio di hashish venisse reso meno visibile, gli abitanti coprirono le bancarelle con teli mimetici. Dal 2004 il commercio della sostanza prosegue su base personale, come un modo per persuadere il governo a lasciare in vita Christiania. Il 19 maggio 2007, a 35 anni dalla sua nascita, la polizia distrusse uno dei primi edifici. Da oggi la lotta finisce, e l’utopia è stata valutata a un prezzo di dieci milioni di euro. Che, assicurano gli abitanti, “riusciremo a pagare”.
http://www.repubblica.it/esteri/2011/06/22/news/christiania_salva-18081692/?ref=HREC2-7
—
Verso l’insurrezione europea 22.06.2011
Franco Berardi Bifo
Europa è il prodotto della mente
Primavera 2011: l’Europa è sull’orlo della catastrofe, perché il dogmatismo neoliberista impone il diktat della classe finanziaria sugli interessi della società.
Che succederà nei prossimi mesi, nei prossimi anni? In Italia siamo a tal punto (comprensibilmente) concentrati sull’inverosimile pagliacciata che non smette di srotolarsi sotto i nostri occhi che rischiamo di pensare che il nemico della società è Silvio Berlusconi, e una volta rimosso il gaglioffo tutto filerà decentemente. La realtà è molto diversa. Il centrosinistra, quando mai riuscisse a vincere le prossime elezioni, sarà lo strumento più acuminato nelle mani della classe finanziaria per portare a termine il crimine che si sta commettendo contro la civiltà sociale.
E’ la Banca centrale il nemico della società. E’ il dogmatismo neoliberista che sta provocando una catastrofe senza precedenti.
Nel 1933 Julien Benda, nel suo Discours à la nation européenne scrive queste parole :
“Voi farete l’Europa grazie a quello che direte non a quello che sarete. Europa sarà un prodotto della vostra mene, non un prodotto del vostro essere. E se mi rispondete che non credete all’autonomia della mente, che la vostra mentenon può essere altro che un aspetto del vostro essere, allora vi dichiaro che non farete mai l’Europa. Perché non c’è un essere europeo.”
Benda dice che non c’è un’identità europea: né identità etnica, né identità religiosa, né identità nazionale. Questa è la forza e la bellezza del progetto europeo. Dice che Europa può essere solo il prodotto della nostra mente. Vorrei aggiungere: un prodotto della nostra immaginazione. E il problema d’Europa oggi è esattamente qui: la classe dirigente europea, e anche la intelligentzia europea, se qualcosa di questo genere ancora esiste, ha perduto ogni visione, ogni immaginazione del futuro, e è solo capace di riaffermare i vecchi dogmi fallimentari dell’accumulazione capitalista e della crescita economica obbligatoria e del profitto finanziario. Questo sta conducendo chiaramente la società europea verso la catastrofe.
Cosa è stata Europa nel secolo passato? Come Benda ha previsto, è stato il prodotto di una visione. Nel 1945 Europa fu la visione di una costruzione politica che superava la opposizione filosofica di Illuminismo e romanticismo, la opposizione di Ragione universale e identità culturale. Era la visione e il sogno di un mondo di pace, il sogno di un processo post-nazionale. Questa fu la forza e l’attrattiva dell’idea europea.
Poi, negli anni ’70 e ’80 Europa fu il progetto di superare l’opposizione tra Est e Ovest, tra socialismo e valori democratici. Fu anche l’aspettativa di prosperità per tutti. Il sollevamento dell’89 e la successiva unificazione fu la realizzazione di quel sogno europeo.
La prosperità è stata il piano di identificazione comune dei vecchi e dei nuovi cittadini europei. Ma quando il declino del dominio occidentale sull’economia mondiale ha cominciato a mettere in discussione la prosperità europea che ne è stato delle aspettative politiche europee? Europa, una volta vista come il simbolo della speranza e come un oggetto di desiderio da molti popoli, improvvisamente si è trasformata in un simbolo di oppressione economica e nell’alfiere dell’impoverimento.
In un articolo pubblicato sul New York Times quando la crisi europea era appena esplosa, Roger Cohen osserva che quel che è più inquietante nella situazione non è tanto la prospettiva di un collasso finanziario, quanto nella assenza di visione nelle parole dei leader europei. Quel che sono capaci di ripetere è solo che bisogna rispettare i criteri di Maastricht, che bisogna pagare i debiti e che le banche debbono essere protette alle spese dei salari e delle pensioni e dell’educazione pubblica.
Visione o governance
Dove si trova il pensiero creativo nello spazio europeo del nostro tempo? Dove sono i pensatori i poeti i creatori che possano produrre la visione e l’immaginazione che secondo Julien Benda è il prerequisito vitale d’Europa?
I pensatori sono una specie in Europa estinta. Il conformismo e il dogmatismo sono le fattezze prevalenti del discorso pubblico. Negli anni ’70 la filosofia francese fu capace di prefigurare l’evoluzione del capitalismo neoliberista e la costruzione del controllo biopolitico sulla vita sociale. Ma l’ultima generazione, quella degli ex stalino-maoisti diventati apologeti della democrazia di mercato, è incapace di pensiero creativo. E’ una generazione di pentiti e cinici.
Europa ha bisogno di pensiero non di dogmatismo servile.
Jurgen Habermas ha saputo qualche anno fa dare un contributo che era fondato sulla generosa idea che la comunicazione sia uno spazio di dialogo aperto e una forza per la democrazia. Ma l’esperienza italiana degli ultimi tre decenni ha abbondantemente provato il contrario.
Niklas Luhmann ha saputo concettualizzare la forma attuale della realtà europea, rivelando in maniera realistica che il governo democratico è stato sostituito dalla tecnocrazia e dalla governance. Qual è il significato di questa parola, usata spesso come una magica formula esoterica, enfatizzata ma non spiegata? Definire la governance come un potere fondato su informazione senza significato.
Governance è la parola chiave della costruzione europea: pura funzionalità senza intenzione. Automazione del pensiero e della volontà. Incorporazione di astratte connessioni nella relazione tra organismi viventi. Sottomissione tecnica delle scelte alla concatenazione logica.
Europa è la perfetta costruzione postmoderna in cui il potere è incarnato da strumenti tecno linguistici di interconnessione e interoperatività.
L’entità europea è stata concepita fin dall’inizio come una possibilità di superamento delle passioni: nazionalismo ideologia passioni culturali, pericolosi segni di appartenenza. Questo è stato il contributo positivo dì Europa all’evoluzione della storia politica, ma questo spazio vuoto di identità è stato riempito dall’assolutismo del dogma economico.
La governance è la sostituzione della democrazia e della volontà politica con un sistema di tecniche automatiche che costringono la realtà dentro un contesto logico che non si può mettere in discussione. Stabilità finanziaria, competitività, riduzione del costo del lavoro, aumento della produttività: l’architettura sistemica dell’Unione è fondata su questi fondamenti dogmatici che non si possono mettere in questione perché sono incorporati nel funzionamento dei sotto sistemi tecnici di gestione. Nessuna enunciazione o azione è operativa se non è compatibile con le regole incorporate dei dispositivi tecno linguistici di scambio.
Insurrezione europea autonomia del cognitariato precario
Finora nessuno ha messo in questione la costruzione dogmatica e l’ideologia della governance, dato che la prosperità sostituiva bene la democrazia. Ma ora la situazione sembra pericolosamente volgere verso il crollo e se l’Europa cade allora le porte della violenza e del nazional populismo sono apertissime.
Dato che Europa non è una democrazia e le decisioni non sono mai prese da un organismo democraticamente eletto, che può accadere nei prossimi mesi e anni? Il Parlamento europeo è un luogo puramente simbolico, e non ha alcuna influenza sulle decisioni della Banca centrale che è il solo reale decisore (o meglio, l’interprete delle regole monetariste incorporate nella macchine di governance finanziaria). Di conseguenza la sola maniera di fermare la corsa verso l’abisso è l’insurrezione. Solo l’insurrezione europea può disperdere la nebbia e i miasmi della recessione della violenza, dell’impoverimento e del fascismo, e aprire una nuova storia che è a portata di mano.
La nuova storia è fondata sulla liberazione della potenza dell’intelletto generale, le potenze della ricerca dell’innovazione tecnica, della creazione scientifica. Reddito di cittadinanza, redistribuzione della ricchezza, espropriazione delle risorse accaparrate dalle corporazioni finanziarie sono la premessa di quella liberazione.
A questo punto cominciamo anche a correggere un certo idealismo e volontarismo che si può trovare nelle parole di Julien Benda, quando dice che Europa sarà solo la costruzione della nostra mente. Ora sappiamo che la mente non è qualcosa che appartiene all’individuo isolato, qualcosa che agisce in uno spazio astratto. La mente è la rete del lavoro cognitivo: intelletto generale, nucleo della produzione sociale.
Il lavoro intellettuale è sotto attacco, e il capitalismo finanziario sta cercando di disattivare la forza di milioni e milioni di cognitari che sono la vera risorsa d’Europa. I popoli europei stanno andando verso la insurrezione. Solo chi è obnubilato dal dogmatismo può non vederlo. Quel che è accaduto a Londra e a Roma nel dicembre 2010, quel che è accaduto in Spagna nel maggio 2011, quel che accade ogni giorno in Grecia è solo l’inizio di un’onda che si espande e inevitabilmente si radicalizzerà.
Il nostro compito on è organizzare l’insurrezione. L’insurrezione è nelle cose.
Il nostro compito è suscitare la coscienza dei precari cognitivi, organizzare la loro collaborazione politica e intellettuale, rendere possibile l’autonomia della loro attività al di fuori delle regole del mercato.
Per questo dobbiamo mobilitare risorse: denaro, spazi, strumenti tecnici.
L’insurrezione è il processo che darà al cognitariato precario la forza per ottenere quel che gli è necessario.
http://www.looponline.info/index.php/component/content/article/583-verso-linsurrezione-europea
—
Usa, risarcimento miliardario per i nativi americani 22.06.2011
E’ il più grande risarcimento finora deciso contro il governo degli Stati Uniti, quello approvato lunedì dal giudice federale Thomas Hogan. Il caso, storico e destinato a fare precedente, è quello di Cobell contro Salazar, una class action condotta da Elouise P. Cobell per conto di migliaia di membri dei Blackfoot, popolo nativo americano stanziato nel Montana. Il giudice Hogan ha stabilito che il governo degli Stati Uniti dovrà versare ai Blackfoot 3,4 miliardi di dollari come risarcimento di almeno cento anni di cattiva gestione delle risorse del territorio della tribù: petrolio, gas naturale, pascoli, fonti d’acqua. La causa non riguarda solo le tribù della confederazione Blackfeet (Ojibaw in algonchino), ma un totale di 500mila persone appartenenti a vari popoli nativi americani.
Alla fine dell’espansione dei bianchi verso ovest, il governo statunitense creò dei fondi fiduciari per l’amministrazione dei beni delle tribù sconfitte, considerate troppo «incapaci» di gestire le ricchezze dei territori che gli erano rimasti. Per quindici anni, Elouise Cobell, laureata in economia e fondatrice della Banca centrale del popolo Blackfoot, ha cercato di dimostrare che anziché la gestione oculata e attenta ai bisogni dei popoli indigeni che per legge il governo federale statunitense avrebbe dovuto avere, i fondi sono stati usati per speculazioni e saccheggi legalizzati, responsabili in parte della situazione di estrema povertà in cui versano la maggior parte dei nativi nordamericani negli USA.
Il meccanismo, creato con il Dawes Act del 1887, prevedeva la partizione delle terre tribali in lotti individuali per trasformare gli indigeni in agricoltori e legarli alla proprietà individuale della terra, un concetto estraneo alla cultura della maggior parte delle tribù nordamericane. Dopo 25 anni, i lotti individuali sarebbero stati soggetti a tassazione e in caso di inadempienza degli assegnatari, requisti e messi a disposizione del governo federale. Questo meccanismo apparve quasi subito del tutto inadeguato e allora vennero creati dei fondi fiduciari per amministrare le proprietà che venivano trasmesse per via ereditaria. Solo che, fare testamento non era – e non è tuttora – cosa molto comune tra i popoli indigeni nordamericani, con la conseguenza che la proprietà dei lotti originari e delle terre comuni è diventata nel tempo praticamente indecifrabile.
Le conseguenze economiche di questa situazione sono state pesantissime per oltre cento anni, fino al punto da creare un reticolo di microproprietà senza valore commerciale e impossibili da gestire. Le terre amministrate dai fondi fiduciari controllati dal governo federale coprono un territorio pari a due terzi dell’Italia. Il giudice Hogan è d’accordo: “Il governo federale ha gestito i fondi fiduciari in un modo smaccatamente inefficiente – ha detto commentando la sua decisione – . E anche se questo risarcimento non copre oltre cento anni di saccheggio, almeno darà a un po’ di persone una qualche certezza per il proprio futuro”.
Cobell, discendente di uno dei grandi capi Blackfeet del XIX secolo, riceverà 2 milioni di dollari, mentre i risarcimenti individuali vanno dai 200 mila dollari a poco più di mille dollari. L’idea di Cobell, però, è quella di usare almeno una parte dei fondi ottenuti per progetti di sviluppo per il suo popolo, in modo da creare le premesse per una rinascita collettiva e non solo per la ricchezza individuale. Dei 3,4 miliardi di dollari, 1,5 andrà ai risarcimenti individuali, 1,9 invece servirà a riscattare proprietà collettive delle tribù sminuzzate nel corso dei decenni in piccole proprietà individuali impossibili da gestire. Altri 60 milioni di dollari, poi, serviranno a creare borse di studio per i giovani studenti nativi.
La decisione del giudice Hogan è stata in realtà il sigillo formale su un accordo di transazione stragiudiziale che i legali di Cobell e quelli del governo avevano già raggiunto a dicembre 2009. L’accordo è stato poi approvato dal Congresso federale, competente in materia di rapporti con i popoli nativi, e trasformato in legge dal presidente Barack Obama alla fine del 2010, dopo quattordici anni di battaglie legali tra le corti del Montana e quelle federali.
Nella sua vittoriosa campagna elettorale, Obama aveva promesso che il caso sarebbe stato chiuso e dopo la notizia il presidente statunitense ha commentato che la sentenza del giudice Hogan «rappresenta un altro importante passo in avanti nelle relazioni tra il governo federale e le nazioni indiane». La qualità di queste nuove relazioni sarà subito messa alla prova nella procedura per individuare le terre da riscattare e la loro destinazione nell’interesse degli indigeni, per la prima volta in quasi un secolo e mezzo.
Joseph Zarlingo da Lettera22
http://www.unimondo.org/Notizie/Usa-risarcimento-miliardario-per-i-nativi-americani
—
Colombia: lo Stato riconosce il conflitto armato e promulga la legge sui risarcimenti 17.06.2011
Alla presenza di un ospite d’eccezione – il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon – lo scorso 10 giugno è stata promulgata a Bogotà la “Legge di riparazione alle vittime del conflitto armato e restituzione delle terre” (in.pdf). “È una giornata storica e di speranza nazionale. Una giornata nella quale i colombiani e il mondo intero sono testimoni della volontà di uno Stato di pagare il suo debito morale con le vittime della violenza, anche se con anni di ritardo. Violenza che deve finire e noi ci impegniamo affinché termini” – ha dichiarato il presidente colombiano Juan Manule Santos dopo aver firmato l’importante documento.
Firma che da più parti è considerata un evento storico, non solo perché prevede un risarcimento economico alle vittime del conflitto in atto nel paese da ormai più di mezzo secolo, ma anche perché per la prima volta si ammette l’esistenza del conflitto stesso nel paese sudamericano. Anche se il contenuto delle norme apre un acceso dibattito tra le organizzazioni della società civile da sempre impegnate nella difesa dei diritti umani, è senza dubbio un passo avanti nella ricerca della verità e una primo accenno di quella giustizia di transizione necessaria per far tornare il paese alla normalità, ma anche capace di ridare ai suoi cittadini fiducia nelle istituzioni. Anche se come ha ricordato il Segretario generale dell’Onu “Una buona legge non è sufficiente se questa non ha effetti reali nella vita delle persone” sottolineando la disponibilità delle Nazioni Unite ad appoggiare il governo e la società colombiana in questa importante sfida.
La legge era stata presentata al Congresso lo scorso 27 settembre dallo stesso Manuel Santos, e prevede un fondo di 25 miliardi di dollari da destinare alle vittime. Secondo le prime formulazioni il risarcimento doveva essere destinato a tutte le persone che hanno vissuto il conflitto armato colombiano negli ultimi 50 anni, mentre nella sua versione definitiva è previsto il risarcimento solo per i circa 4 milioni di persone che sono state vittime di gruppi guerriglieri, forze paramilitari e agenti della forza pubblica a partire dal 1985.
Per quanto riguarda la restituzione di terre si parla di circa 400 mila famiglie che dal 1991 sono state costrette con la forza ad abbandonare i propri terreni. É previsto anche un sostegno psicologico e sociale, e delle azioni più che altro simboliche, come quella di assicurare che venga stabilita la verità sui fatti e la conservazione della memoria storica. La legge rimarrà in vigore per 10 anni e la sfida più difficile sembra essere proprio quella di riuscire a restituire ai contadini “desplazados” due milioni di ettari di terra che gli sono state sottratte, e altri quattro milioni di ettari che tuttora sono in stato di abbandono per la pericolosità delle zone.
Tanti i movimenti sociali che, anche se considerano la promulgazione della legge un evento senza precedenti, lamentano però le gravi lacune del provvedimento, e muovono una critica importante, sopratutto quella di non aver mai consultato le comunità di provenienza delle vittime prima di formularne il testo. Anche il partito di opposizione al governo – Polo Democratico Alternativo – ha fatto sapere che presenterà delle interrogazioni sulla nuova legge per la discriminazione di alcuni gruppi di vittime, ma anche perché la legge non contempla la restituzione di beni né del patrimonio. Rimangono ad esempio fuori dalla definizione di vittime, quelli che hanno subito dei danni per ragioni politiche, i bambini e le bambine reclutate in maniera forzata e le vittime delle nuove strutture paramilitari considerate bande di delinquenti comuni.
Dal fronte opposto poi, non mancano le critiche neanche dai fedeli dell’ex presidente Alvao Uribe. José Obdulio Gaviria, protavoce della Fondazione Primero Colombia, molto vicina all’ex presidente ha infatti dichiarato che “l’approvazione di questa legge mette a rischio il futuro del paese perché ci si sta preoccupando eccessivamente del passato. Uno Stato come quello colombiano dovrebbe concentrare tutti i suoi sforzi perché non ci siano più vittime”. Quello che sembra preoccupare ai fedeli di Uribe è la possibilità che la legge possa sottrarre risorse per continuare la lotta alla guerriglia ancora in atto nel paese, risorse che secondo Gavaria sarebbe meglio investire per potenziare le forse di sicurezza, come se l’attuale militarizzazione del paese ancora non bastasse.
Militarizzazione che spesso ha portato uffici delle Nazioni Unite anche a denunciare le violazioni dei diritti umani attribuibili alle politiche di contrasto alla guerriglia messe in atto dai vari governi susseguitisi nel paese negli ultimi anni, e di fatto l’ultima visita ufficiale di un Segretario generale Onu risale al 1990.
Secondo l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani invece è ora necessario vigilare affinché non si verifichino azioni di violenza contro gli sfollati, dato che da quando il presidente Santos ha reso pubblica la sua intenzione di restituire le terre agli sfollati, sono già stati assassinati 10 dirigenti campesinos. Ultimo della lista il caso della leader comunitaria Ana Fabricia Córdoba, assassinata a Medellin pochi giorni prima della visita di Ban Ki-moon. Per questo Christian Salazar – rappresentante per i Diritti Umani dell’Onu in Colombia afferma che “questa legge segna un cambio di direzione fondamentale nelle politiche dello Stato colombiano a favore dei diritti delle vittime, ma allo stesso tempo obbliga il governo a garantire una maggiore protezione contro le possibili reazioni violente di chi ha usurpato le terre dei contadini”.
Elvira Corona
(Inviata di Unimondo)
—
La pittura fatta con bottiglie di plastica 22.06.2011
Sherwin-Williams ha ricevuto un premio dall’EPA per la formulazione della sua pittura che contiene bottiglie di plastica riciclate e produce meno inquinamento rispetto una normale pittura a base d’olio.
La nuova pittura combina le performance di pitture a olio con l’acrilico e un basso di composto organico volatile che causa irritazione alle vie respiratorie.
Questa nuova pittura è fatta con bottiglie in PET riciclate aggiunte ad acrilici e olio di soia.
Sherwin-Williams è stato insignito dall’EPA con il Presidential Green Chemistry Challenge Award nella categoria ”progettare prodotti chimici verdi” alla cerimonia che si è tenuta a Washington, D.C., il 20 giugno.
Via | earth911
—
Pesca sostenibile, i 18 pesci giusti da mangiare 22.06.2011
Qualche post fa scrivevo dell’allarme lanciato a livello planetario sull’ impoverimento delle specie ittiche negli oceani causa pesca intensiva. Ebbene la differenza rispetto alla tutela della biodiversità la possiamo fare noi consumatori quando decidiamo di acquistare pesce.
Dunque al banco pescheria conviene chiedere (qui il calendario per la stagionalità): alaccia, mostella, aguglia, barracuda, boga, cefalo, lampuga, menola, palamita, pesce sciabola, sardina, sugarello, tonnarello, tonnetto, potasciolo, leccia stellata, ala lunga, pesce serra.
Infatti per pigrizia alimentare mangiamo sempre le stesse specie e così facendo contribuiamo al sovrasfruttamento degli stock ittici, infatti leggo dal comunicato stampa:
Così mentre il 35% delle risorse ittiche è attualmente sovra pescato, a causa di mode culturali o alimentari ormai consolidate, noi consumiamo solo il 10% delle specie ittiche esistenti. Un quarto del pesce pescato, circa 27 milioni di tonnellate, quindi, viene preso accidentalmente e rigettato in mare ormai morto, semplicemente perché sconosciuto al mercato dei consumatori e quindi privo di valore commerciale.
A pubblicizzare le 18 specie ittiche minori ma che dovremmo imparare a ri-conoscere e a reintrodurre nella nostra dieta è FishScale, un progetto sostenuto da Life + della Commissione europea, Acquario di Genova, Legambiente, Lega Pesca, ACGI Agrital, Softeco Sismat e Coop Liguria. Infine, se passate da Roma al Ristorante Antica Biblioteca Valle di Roma ogni martedì il menù avrà una di queste specie.
Via | Comunicato stampa
Foto | FishScale
—
La rassegna http://caffeeuropa.it/ del 23.06.2011
Le aperture
La Stampa: “Pensioni e intercettazioni, il governo ora accelera”, “Riforma anticipata al 2013: ogni anno tre mesi di lavoro in più”. “Verifica, alla Camera l’opposizione rinuncia al voto. Bossi a Berlusconi: ora voglio i fatti”.
A centro pagina, con foto dell’artista dissidente cinese Ai Weiwei: “La Cina libera l’artista dissidente”. Torna in libertà su cauzione.
Il Corriere della Sera apre con i verbali dell’indagine sulla P4: “Le carte e le lotte interne al Pdl”, “L’inchiesta su Bisignani: così influiva su ministri e manager”.
In taglio basso: “Berlusconi supera la verifica e sale al Quirinale: abbiamo la maggioranza”, “Bossi: aspetto i fatti. Colloquio premier-Di Pietro”.
Il Fatto, ancora sulla P4: “‘E’ un governo inutile’, ‘Mostri, stronze, mignotte'”. E si spiega: “La P4 al telefono: Scaroni, gran capo dell’Eni, liquida Berlusconi. Bisignani sbeffeggia la Brambilla. Insulti ad altri politici Pdl. Nuov ainchiesta su gas, petrolio e massoneria: riecco Pacini Battaglia”.
E sulla tenuta del governo: “Ma lo tengono in vita per non perdere la pensione”, “246 deputati e 104 senatori non hanno maturato i ldiritto al vitalizio. Per quasi tutti scatta a fine legislatira”.
La Repubblica: “Intercettazioni, nuov alegge bavaglio”, “Decreto per bloccare l’inchiesta P4. Così Bisignani ‘guidava’ il governo”, “Dalla procura di Napoli altre migliaia di pagine. L’uomo ombra di Palazzo Chigi: ‘Il Cavaliere non fa più nulla’. Arresto di Papa, la Camera rinvia”
Al centro, foto degli scontri tra Cobas e polizia ieri davanti a Montecitorio.
Ma anche un titolo sulla verifica in Parlamento per il governo Berlusconi: “Bossi a Berlusconi: basta parole, voglio i fatti”.
E poi: “Di Pietro, colloquio con il premier e sfida al Pd”.
Per Il Riformista, “dopo la verifica il premier cede alla linea rigorista di Tremonti”. E il titolo di apertura recita: “Silvio si piega. Rissa nella Lega”, “Giulio impne la manovra. Il Cav. sbotta: ‘Ne vedremo delle belle’. Il Senatùr blocca la cacciata del capogruppo. ‘Volete farlo fuori? Votatemi contro’. Reguzzoni rimane”.
Libero: “La vera P4 sono i pm”, “Spiano il governo”, “Con la scusa di indagare su Bisignani, hanno messo sotto controllo tutto l’esecutivo. Qualche anno fa la sinistra avrebbe gridato al golpe per molto meno. Ma se è contro Berlusconi si può fare”.
In taglio basso: “E’ idillio tra il Cav e Di Pietro. Poi Tonino attacca Bersani”.
Il Giornale punta sugli scontri Cobas-polizia di ieri: “Brunetta aveva ragione”, “L’Italia peggiore c’è”, “Scontri e petardi lanciati dai precari della scuola fuori dal Parlamento. E questi sarebbero insegnanti?”.
E poi: “Di Pietro incontra il Cav e fa a pezzi il Pd: ‘L’opposizione non esiste'”.
Il Sole 24 Ore: “Pensioni, stretta sull’età”, “Anticipato al 2013 l’aggancio all’aspettativa di vita”.
Il Foglio: “Mentre il Cav sopravvive”, “Fini s’è fatto esplodere, ma ora è lui che deve salvarsi dalle macerie”, “Il Presidente della Camera ha sbagliato i conti e ha perduto il gruppo in Senato e i suoi migliori intellò. Per fare cosa?”.
Il Manifesto punta su un’intervista a Marco Pannella con un titolo, “Le loro prigioni”, così spiegato: “Sovraffolate e invivibili: le carceri scoppiano. Lo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella smuove le acque della politica. Il leader radicale parla al manifesto dalla clinica in cui è ricoverato. ‘Necessario un grande dibattito in tv su amnistia e indulto’. Oggi il dossier dell’Associazione Antigone con le cifre dell’emergenza”.
In prima anche un richiamo all’intervista al leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro: “‘Il programma subito’, “Di Pietro lancia l’Idv 2”.
P4 ed altre indagini
Tra i tanti capitoli dell’inchiesta, dal Corriere segnaliamo il racconto di Bisignani: “Così aiutai la Santanché ad entrare nel governo”.
Sull’Eni, La Repubblica: “Eni, il mistero degli affari nigeriani. Bisignani trattava per un giacimento”, perché si chiudesse un accordo.
Su Il Fatto le telefonate di Bisignani al telefono con l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni: “B. non funziona più, è tutto fuori controllo”, “Bisignani al telefono con Scaroni liquida il governo”.
Ancora su Il Fatto un articolo che racconta quanto si a”un brutto momento” per l’Eni, visto che, oltre alle intercettazioni sui legami tra Scaroni e Bisignani, “ci si mette pure la procura di Milano, che ipotizza un ‘gruppo affaristico di dirigenti infedeli’ all’interno del colosso eneregtico: il pm Fabio De Pasquale sta indagando su tangenti che società italiane avrebbero pagato -estero su estero- a manager del gruppo per ottenere commesse da miliardi di dollari in Iraq e Kuwait.
Anche sul Sole 24 Ore: “Giro di tangenti su impianti Eni in Iraq e Kuwait”, “I pm di Milano indagano per corruzione: mazzette da varie società a due impiegati, ‘infedeli’ per il gruppo”.
Su La Repubblica, le parole al telefono di Bisignani: “‘Berlusconi è finito, il governo allo sfascio’. Così Bisignani racconta il tramonto del premier”.
A sinistra
Su Libero l’incontro ieri alla Camera -ed il colloquio- tra Berlusconi e Di Pietro. Secondo il quotidiano “Silvio incorona Tonino re dei moderati”, “Il premier si siede vicino a Di Pietro: ‘Hai dato lezione a Bersani di come si fa opposizione, hai abbandonato l’estremismo, ti faccio i miei complimenti'”.
Quella che immortala i due a colloquio è per Il Giornale “la foto del decennio”. Compare sotto un articolo dal titolo: “Di PItero parla col Cav, poi fa a pezzi il Pd”, “Sorpresa in aula per il colloquio fra il premier e il leader Idv. Che poi spara sugl alleati: ‘Non abbiamo un programma, né un capo’. Bersani s’infuria: ‘Se non sono un leader perché vicno nei sondaggi?”.
Un resoconto colorito di quel che è accaduto in aula alla Camera, ieri, durante l’intervento di Di Pietro, si trova su La Repubblica. “Ogni volta che si parla di opposizione, si dice ‘sinistra’. Io non ci sto più”, dice Di Pietro. Si smarca, il leader dell’Idv, sottolinea il quotidiano, anche dalla parola ‘sinistra’. Attacca: neppura si capisce “su cosa dobbiamo fare le primarie, per quale programma e con chi”. Poi ne ha per Vendola: “non me la sento di portare il Paese verso un oscuro premier che magari parla bene, affabula tanto, ma che in concreto non so se ha in capo un mondo liberale”. Sconcerto tra le fila edl Pd (“Portategli un cappello, ha avuto un colpo di sole”, “Hai fatto l’accordo con Berlusconi?”.
Ma, a leggere l’intervista di Di Pietro a Il Manifesto, il messaggio sembra diverso: “Voglio ripartire con un Idv2 che, dopo aver dimostrato di saper fare opposizione, dimostra di saper costruire un’alternativa. Con umiltà, anche facendo passi indietro”. E chiede a Bersani una convocazione in tempi rapidi.
Oggi il segretario Pd Bersani vola a Bruxelles per incontrare i leader della sinistra europei: se ne occupa ampiamente Europa. Con un intervento di Lapo Pistelli (“Cercasi laboratorio col Labour”). E con un editoriale del direttore, Stefano Menichini, che continua la riflessione avviata nei giorni scorsi da vari commentatori, che accusano il Pd di essersi ripiegato sulle proprie costituencies tradizionali per recuperare radicamento ed elettori. Accade così che nel Pd odierno pochi amano ricordare una stagione di “innovazione”, che ritengono fosse “viziata di liberismo, coda perversa della Terza via”.
–
Per quanto riguarda il confronto Di Pietro-Berlusconi, pare, da notizie datemi da colleghi, che Di Pietro e Casini gli abbiano risposto picche, al contrario di quanto riportato dai giornali.
—
Gli USA creano una Internet-ombra 23.06.2011
Una Internet e una rete cellulare parallele permetteranno di aggirare la censura.
Gli avvenimenti di questi ultimi mesi in diversi paesi arabi hanno incoraggiato la Casa Bianca e il Pentagono a investire pesantemente in progetti di ricerca e sviluppo di tecnologie che permettano l’accesso alla Rete nonostante le varie censure governative.
In effetti in Iran, Siria, Libia ed Egitto, per impedire alla contestazione di organizzarsi il potere politico-militare ha virtualmente distrutto l’accesso al Internet per gran parte della popolazione.
Perciò, secondo quanto riportato dal New York Times nei giorni scorsi, l’amministrazione Obama starebbe per varare sia una rete Internet “ombra” sia un sistema parallelo di telefonia mobile in grado di sfuggire alle limitazioni imposta dalla censura.
Questo progetto nel solo 2011 costerà circa 50 milioni di dollari; cifra ben spesa, secondo il Segretario di Stato Hillary Clinton, perché «si tratta di difendere la libertà di espressione».
Due milioni di dollari sarebbero stati inoltre stanziati per realizzare una speciale “valigia Internet” comprendente un portatile per la gestione amministrativa del sistema, dischi rigidi, CD per l’installazione e cifratura delle comunicazioni, batteria e antenne.
L’intento sarebbe quello di realizzare con facilità un sistema in grado di coprire larga parte dei territori interessati mediante la creazione di una rete di tipo mesh, tecnologia che consente ad ogni utente di divenire a propria volta router verso altri utenti.
Una rete così congegnata ha il grande vantaggio di adattarsi modularmente alle esigenze degli utenti che ne costituiscono le maglie.
Inutile precisare che il sistema è stato originariamente pensato per le basi USA in Afganistan, dove il Pentagono ha già stanziato oltre 50 milioni di dollari nell’intento di limitare le interruzioni alla comunicazioni governative da parte dei talebani.
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=15122
—
Estrazioni di petrolio, in arrivo la delega per il governo 23.06.2011
Novità in vista per la normativa sulle estrazioni di petrolio e gas naturale made in Italy: la commissione Industria del Senato ha preparato un testo base da passare al governo con la delega a riorganizzare la materia semplificando le procedure e snellendo le autorizzazioni.
Simona Vicari, senatrice palermitana del Pdl che guida la commissione, ha affermato che la nuova normativa porterà più lavoro, meno burocrazia e più soldi con le royalties:
Anche nel difficile momento attuale sono presenti nel nostro Paese progetti privati cantierabili che prevedono investimenti per oltre 5 miliardi di euro e il cui avvio è bloccato per vari motivi procedurali autorizzativi. A tali investimenti corrisponderebbe un livello occupazionale di oltre 30.000 occupati anno nelle attività dirette e nell’indotto, principalmente nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Basilicata e Sicilia, che potrebbe superare 58.000 occupati anno, considerando i servizi indiretti (quali trasporti, alberghi, pulizie, e così via), senza ricorrere ad alcun incentivo pubblico
Per quanto riguarda le royalties, poi, le nuove cifre parlano di 16.000 euro a chilometro quadrato per la ricerca di ibrocarburi, 24.000 in caso di proroga della concessione, e molto meno per le ricerche sismiche di petrolio e gas.
Via | Fuori Tutto
Foto | Flickr
—
Medicina:scoperto in Sardegna nuovo gene causa del Parkinson 24.06.2011
Studio di Neurologia del Brotzu e del San Francesco di Nuoro
(ANSA) – CAGLIARI, 24 GIU – Un nuovo gene responsabile della malattia di Parkinson e’ stato scoperto in Sardegna. Uno studio, coordinato dalla Neurologia dell’ospedale Brotzu di Cagliari, e a cui hanno partecipato neurologi dell’ospedale San Francesco di Nuoro, in collaborazione con i neurogenetisti del Dipartimento di Genetica Clinica dell’Erasmus di Rotterdam, ha permesso di scoprire un nuovo gene, il Tardbp, responsabile della patologia neurodegenerativa che colpisce, in Italia, 200.000 persone. La mutazione Tardbp rappresenta il piu’ frequente singolo fattore di rischio genetico per il Parkinson nei sardi. (ANSA).
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/sardegna/2011/06/24/visualizza_new.html_813692624.html
—
BILDERBERG REPORT 2011 16.06.2011
DI DANIEL ESTULIN
Danielestulin.com
Premessa
Nel mondo della finanza internazionale, c’è chi dirige gli eventi e chi reagisce agli eventi. Mentre si conoscono meglio i secondi, più numerosi, e apparentemente più potenti, il vero potere rimane ai primi. Al centro del sistema finanziario globale c’è l’oligarchia finanziaria oggi rappresentata dal gruppo Bilderberg.
L’organizzazione del gruppo Bilderberg è dinamica, si adatta ai tempi, assorbe e crea nuove parti mentre espelle quelle che decadono. I suoi membri vanno e vengono ma il sistema non è mai cambiato. È un sistema che si perpetua, una ragnatela virtuale di interessi finanziari, politici, economici e industriali intrecciati con il modello di fondo veneziano ultramontano al suo centro.
Ora, il Bilderberg non è una società segreta. Non è un occhio maligno che tutto vede, nè una cospirazione giudaico-massonica. Non c’è alcuna cospirazione anche se tanta gente con fantasia infantile la ritiene tale. Non c’è nessun gruppo di persone, per quanto potenti possano essere, che si siedono intorno a un tavolo in una stanza scura tenendosi le mani, con gli occhi fissi sulla sfera di cristallo, che pianificano il futuro del mondo.
Il Bilderberg non è un mondo cartesiano di fantasia, nel quale le intenzioni isolate di alcuni individui, piuttosto che le dinamiche di processi sociali, determinano il corso della storia come movimento di idee e tematiche che si sviluppano per le generazioni a venire. È scientificamente significativo che le più svariate teorie cspirazioniste popolari riflettano lo stile peculiarmente patologico della fantasia infantile associata ai culti di The Lord of the Rings, Star Wars e Harry Potter. La caratteristica forma di azione mentale che questi culti esprimono è il potere magico della volontà, che agisce fuori dalla dimensione spazio-temporale.
Invece, è l’incontro di persone che rappresentano una certa ideologia. Il Bilderberg è un mezzo per far incontrare le istituzioni finanziarie che costituiscono i più potenti e predatori interessi finanziari del mondo. E in questo momento, questa combinazione è il peggior nemico dell’umanità.
Non il Governo Unico Mondiale nè il Nuovo Ordine Mondiale come tanti erroneamente credono. Piuttosto, l’ideologia di una S.P.A. MONDIALE. Nel 1968, George Ball, l’allora sottosegretario per gli affari economici di JFK e Johnson, in un meeting di Bilderberg in Canada dichiarò: “Dove è possibile trovare una base legittima per il potere della dirigenza delle corporazioni così da poter prendere decisioni che possono influire profondamente sulla vita economica delle nazioni presso i cui governi esse hanno solo responsabilità limitate?”
L’idea dietro ogni meeting del Bilderberg è quella di creare quella che loro stessi chiamano l’ARISTOCRAZIA DEI PROPOSITI tra l’élite europea e quella nordamericana, sul miglior modo di dirigere il pianeta. In altre parole, la creazione di una rete globale di cartelli giganti, più potente di qualunque nazione sulla faccia della terra, destinata a controllare le esigenze vitali del resto dell’umanità.
*****
Iraq
Uno dei punti chiave dell’argomento Iraq ha riguardato il futuro della missione statunitense in considerazione del fatto che l’occupazione di 8 anni sta volgendo al termine. Sotto il titolo “Quali diritti abbiamo in Iraq?” i delegati del gruppo Bilderberg hanno discusso della possibilità per il governo statunitense di esercitare una forma di “diritto degli occupanti”. Per ora è un tema con poca visibilità, ma è prevedibile che in un futuro la storia sarà al centro dell’attenzione mediatica. Ciò che preoccupa tutti è il capitolo finale, la fine dell’occupazione. Se gli Stati Uniti lasciano l’Iraq, cosa che la maggior parte dei delegati del Bilderberg vede poco plausibile, a quali condizioni e dietro quali accordi sarà possibile?
Come ricordato da un delegato americano ai colleghi, dal primo ottobre di quest’anno, l’intera responsabilità della presenza statunitense in Iraq dovrebbe essere trasferita dai militari al Dipartimento di Stato. Traduzione: La grande stampa potrebbe raccontarci quache falsa storiella su come vanno le cose. Il governo statunitense non ha alcuna intenzione di lasciare l’Iraq, anche se si dovesse cambiare la gestione.
L’affermazione di un delegato americano può riassumere la posizione degli Stati Uniti sull’Iraq:”Quando pensiamo all’Iraq, pensiamo in grande.” In effetti, per capire la posizione americana nel paese, bisogna ricordare che la missione degli Stati Uniti a Bagdad occupa l’ambasciata più grande a livello mondiale, costata poco meno di un miliardo di dollari e comparabile per dimensioni al Vaticano e visibile dallo spazio.
Un delegato europeo ha domandato seccamente se dopo 8 anni di guerra sia possibile dire che ne è valsa la pena. Al costo impressionante di migliaia di miliardi di dollari, oltre cinque mila vite americane perse e oltre un milione di iracheni innocenti uccisi, più di uno deve ammettere lo spettacolare fallimento della missione. Con il prossimo passaggio di consegne dal Dipartamento della Difesa a quello di Stato, ci si domanda cosa sarà della missione americana in Iraq all’inizio del 2012. “È quello che si domandano tutti”, ha aggiunto un altro membro europeo del Bilderberg.
Un delegato americano ha fatto presente che ora c’è un governo stabile nel paese come risultato di “elezioni democratiche”. Gli è stato ricordato che la ragione iniziale dell’invasione riguardava la necessità di trovare ed eliminare armi di distruzione di massa. “La preoccupazione per la loro libertà è stata aggiunta in un secondo momento”, ha aggiunto un europeo. Si parlava anche di enormi investimenti finanziari in Iraq per rilanciare la debole economia. Tuttavia, molti partecipanti sono stati d’accordo sul fatto che l’investimento è stato del tutto autoreferenziale, centrato sull’ambasciata americana per giustificarne l’esistenza e i costi.
Medio Oriente
Iniziamo dalla conclusione: Con l’elargizione di miliardi per la contro rivoluzione, il futuro delle grandi rivolte arabe del 2011 diventa sempre più cupo. Il gruppo Bilderberg sostiene del tutto la repressione draconiana e la guerra perpetua attraverso tutto il golfo persico e utilizza volentieri il suo leale alleato, l’Arabia Saudita, per far eseguire i suoi ordini. Questa guerra coinvolgerà tutti nel Medio Oriente, tranne Israele. L’Arabia Saudita è un partner strategico, non solo perché è una monarchia repressiva e una dittatura, quindi non deve rispondere a un elettorato, ma anche per la sua strategica riserva petrolifera.
L’instabilità lungo l’intero Medio Oriente fornisce al Bilderberg una scusa per portare il prezzo del crudo a 150-180 dollari al barile. La conseguenza è quella di mettere la Germania e la UE sotto forte pressione politica da un lato, e di esercitare la stessa pressione sulla Cina e le sue aspirazioni economiche e politiche dall’altro.
Non si deve dimenticare che al di là di come gira la ruota, il Bilderberg vince comunque. Nell’estate del 2008 il prezzo del petrolio schizzò a 147 dollari al barile, come avevo previsto a maggio del 2005, dopo la conferenza del Bilderberg a Rottach-Egern, dove si decise di portare i prezzi a quei livelli proprio per l’estate del 2008. Jp Morgan allora consigliava al governo cinese di acquistare tutto il crudo perché il prezzo sarebbe salito a 200 dollari al barile. Ciò che quasi nessuno sa è che circa tre quarti del prezzo del petrolio è pura speculazione, manipolato dal Goldman Sachs Commodity Index. Quindi, Wall Street controlla il prezzo del petrolio senza alcuna considerazione della domanda e dell’offerta. Non c’è dubbio che l’obiettivo è di ampia portata e mira non solo a controllare il prezzo del petrolio ma anche i mercati finanziari mondiali.
A ben vedere, l’Arabia Saudita ha le mani dapertutto nella torta mediorientale. Consideriamo l’Egitto. La casa saudita ha appena dato 4 miliardi di dollari in contanti al leader del Consiglio Supremo Militare, feldmaresciallo Tantawi. Nello Yemen, i sauditi stanno comprando le tribù yemenite con denaro, nel nome della stabilità nella regione. Nel Bahrain stanno sostenendo apertamente la National Human Rights Organization, il cui presidente è stato nominato da Re Hamad bin Isa al-Khalifa nel 2010.
Quindi, la scorsa settimana alla Casa Bianca, il presidente americano Barack Obama ha ricevuto il principe della casa del Bahrain Salman al-Khalifa. Per motivi strategici, il Bahrain, ricco di petrolio è un alleato chiave degli Stati Uniti nella regione del golfo e ospita il quartier generale della Quinta Flotta americana.
Infine, c’è la Fratellanza Musulmana da essere compresa nel contesto della contro-rivoluzione attentamente orchestrata dagli USA/ Arabia Saudita. Dalla Siria all’Egitto, la Fratellanza lavora insieme al Consiglio militare egiziano come compenso per il buon comportamento.
Cina
Il Bilderberg appare parecchio preoccupato per l’ingresso della Cina nella politica africana a livello sovranazionale così come per il suo protagonismo nei più disparati angoli del continente africano. Per anni la Cina ha rastrellato le risorse naturali del continente praticamente senza contendenti. Ora la China State Construction Engineering Corporation (CSCEC) sta costruendo un enorme complesso dell’Unione Africana ad Addis Abeba. Se Bruxelles è la capitale europea, così Addis Abeba è stata incoronata come nuova capitale dell’Africa.
Il Bilderberg ha riconosciuto che le proprie corporazioni non sono state in grado di competere con le compagnie in mano allo stato cinese perché “il prezzo è giusto…cioè gratis”. Inoltre, come il Bilderberg ha prontamente ammesso, la Cina non ha il tratto coloniale che ancora contraddistingue i rapporti tra Europa e Africa, e questo conferisce alla Cina un sicuro vantaggio nell’area.
Un’altra area che preoccupa il Bilderberg è l’abile diplomazia cinese in Africa. Fuori dall’occhio del radar, la Cina riesce a manovrare gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali. Per esempio, la visita del ministro degli esteri libico Abdelati Obeidi a Pechino fornisce alla Cina un’enorme opportunità per contrastare l’influenza americana nell’arena internazionale e migliora la sua immagine di amica del mondo musulmano.
Inoltre, la Cina non si è fatta sfuggire l’opportunità di migliorare le relazioni con i nuovi governi in Egitto e Tunisia dopo la caduta dei loro leader durante le recenti rivolte.
Il potere economico della Cina
Secondo le più recenti previsioni del FMI, l’economia cinese sarà la più estesa in termini reali nel 2016 – solo 5 anni a partire da ora. In termini reali significa “parità di potere d’acquisto” (PPA). Questo termine mette in relazione ciò che la gente guadagna e spende in termini reali nelle economie interne. Contro lo sfondo del conflitto mediorientale, Iraq, Afghanistan, Iran e la distruzione dell’economia mondiale, enormi dubbi sono sorti sul dollaro americano e l’enorme mercato del Tesoro, che sono stati foraggiati per decenni da uno status privilegiato come le liabilities del potere egemonico mondiale.
Secondo il Bilderberg, chiunque diventi presidente americano l’anno prossimo sarà sicuramente l’ultimo a dirigere l’economia più grande del mondo.
Con il PPA, l’economia cinese si espanderà da 11.2 migliaia di miliardi di dollari di quest’anno ai 19 del 2016. Intanto le dimensioni dell’economia americana passeranno da 15.2 migliaia di miliardi a 18.8. Significa che l’indice della produttività americano scenderebbe al 17.7%, il peggiore degli ultimi tempi. La Cina raggiungerebbe il 18% e sarebbe comunque in crescita.
Facendo un paragone, appena 10 anni fa, l’economia americana era tre volte quella cinese.
Come già ammesso dal Bilderberg, questa è più di una prospettiva finanziaria. È la fine dell’epoca dell’egemonia economica americana. L’America prese il posto di potenza economica leader che era della Gran Bretagna negli anni ’90 dell’800 e non si è mai fermata. C’è però un aspetto positivo per gli Stati Uniti. Per controbilanciare l’avanzamento economico della Cina, cresce costantemente il numero di paesi asiatici che cercano il sostegno degli USA.
Come ammesso da un membro di Bilderberg, la crescita della Cina e il relativo declino dell’America, il cosiddetto cambiamento di paradigma, o i cambi rivoluzionari in ambito geopolitico, è la storia più importante del nostro tempo.
Irlanda
La discussione sull’Irlanda era motivata da sobrie statistiche che nessuno dei delegati voleva ascoltare. Così come la Grecia, l’Irlanda è un incubo economico, pronto a diventare un altro protettorato economico europeo. Anche se le statistiche ufficiali della disoccupazione arrivano al 15%, i numeri che circolano al Bilderberg sono più vicino al 21%. Senza temere il rischio di essere offuscato dalle cattive notizie che circolano in questi giorni, gli interessi dovuti sono la metà di quanto incassato dal paese con il prelievo fiscale e il debito sta crescendo. Va anche considerato che il debito totale è pari al 100% del PIL.
Il debito delle banche irlandesi non rimborsato, circa 125 miliardi di euro, così come il debito fiscale dello stato irlandese – grazie alla partnership instaurata tra UE e FMI – ha affossato l’economia irlandese e i suoi contribuenti con un peso impossibile da sostenere.
Quello che è inevitabile, e viene ammesso anche dai delegati al Bilderberg, è che l’Irlanda, come la Grecia, avrà bisogno di un secondo bailout dall’UE-FMI. Altri sembrano avere una visione più drastica. “L’Unione Europea è in crisi di sopravvivenza”, ha detto un partecipante europeo al Bilderberg. Quello che sembra preoccupare il Bilderberg è la mancanza di solidità e volontà politica nell’Unione Europea. Come affermato da un’analista finanziario del Bilderberg, “i mercati sono tra l’incudine e il martello. I mercati possono far fronte a cattive notizie e a quelle buone, ma quella che i mercati finanziari non sono in grado di sopportare è l’indecisione. E questo è il punto in cui siamo. Nessuno ha la minima idea su come uscirne.”
Ma, come un altro del Bilderberg ha severamente rammentato ai delegati, “non abbiamo a che fare con una, ma con tre crisi: una crisi del debito, una crisi politico-economica e una crisi politica”. Come ben sa il Bilderberg, è impossibile fronteggiarne tre allo stesso tempo.
Il Bilderberg ha ammesso che le banche irlandesi non hanno possibilità di movimento, avendo tremende difficoltà nel reperire fondi quando, allo stesso tempo, stanno perdendo sangue, anche perché le persone hanno perso fiducia nel sistema. Con il ricordo ancora fresco dell’esperienza della Northern Rock, gli irlandesi sono con i piedi piantati. Per il momento, la stampa mainstream ha tenuto quest’informazione ben nascosta ma, come il Bilderberg ha ammesso, “è solo una questione di tempo prima che la cosa ci precipiti addosso.”
Un irlandese del Bilderberg ha ammesso che le banche irlandesi potrebbero finire i soldi prima ancora del governo irlandese.
Ma quello che preoccupa il Bilderberg è la reazione dei cittadini irlandesi. Come ha sottolineato uno del Bilderberg, “l’Irlanda vorrà prendere a prestito soldi per rimborsare i possessori delle obbligazioni e le banche europee che hanno scommesso sul boom irlandese?”
Per risolvere la crisi in corso, il governo europeo sta proponendo una massiccia presa di potere che fa parte di un progetto a lungo termine per salvare l’Unione. Se il piano sarà approvato, il governo dell’Unione stabilirà le regole per il futuro assumendosi un ruolo poliziesco, e una qualsiasi nazione che infrangerà le regole, o sarà in disaccordo con le misure draconiane implementate dall’UE, si vedrà ritirati i propri diritti di voto. Come ha apertamente ammesso un partecipante europeo al Bilderberg, “quello verso cui ci stiamo incamminando è la forma di un vero governo economico.”
Grecia
La Grecia è morta. Il messaggio venuto fuori dalla riunione del Bilderberg è indubitabile. I guai della Grecia non hanno solo mostrato i difetti strutturali dell’Unione Europea Monetaria, ma hanno anche evidenziato i problemi strutturali dell’economia globale. I funzionari governativi di tutto il mondo hanno cercato di risolvere il problema del debito aggiungendo ancora debito. Sfortunatamente, innalzare il tetto dei debito non può risolvere il problema. Questo è uno schema Ponzi, molto simile ai segreti dei casino di Las Vegas. Per tenere lontana la struttura piramidale dal collasso economico, coloro che vogliono che la speculazione prosegua richiedono uno stillicidio di una quantità di soldi sempre maggiore.
La risposta alla crisi ha solo evidenziato la dinamica che ha creato l’avvio della crisi: il credito facile significa debito. Storicamente, le crisi finanziarie portano a crisi del debito. E la crisi del debito pubblico in genere porta a crisi delle monete e a un futuro fatto di difficoltà economiche.
La crisi del debito pubblico non è ancora scoppiata. Lo scorso anno l’Europa, cercando disperatamente di risolvere la crisi dei paesi deboli dell’Eurozona, ha svalutato l’Euro e inflazionato il debito per cercare di fermare la spirale in discesa. Il problema in questione ha tre aspetti. Prima di tutto, gli stati membri non possono svalutare la propria moneta per rendere più competitive le proprie esportazioni. In secondo luogo, non possono sostenere una politica monetaria espansiva. Per finire, non possono istituire un’appropriata politica fiscale a causa delle restrizioni dell’Unione Europea sulla crescita e sul patto di stabilità. Di conseguenza, mentre gli stati membri europei non possono controllare le loro politiche monetarie, la svalutazione del debito diventa l’unica opzione a disposizione. L’Unione Europea è letteralmente chiusa in un angolo.
Come anche il Bilderberg ammette a porte chiuse, la Grecia non potrà mai restituire quanto dovuto ai mercati. Mai. E non è la sola. L’ex Ministro delle Finanze olandese, Willem Vermeend, ha scritto su De Telegraaf che “la Grecia dovrebbe lasciare l’euro”, dato che non sarà mai in grado di rimborsare i suoi debiti”. E questo l’élite del Bilderberg lo sa e lo comprende a pieno. I dati reali della disoccupazione in Grecia sono attorno al 19%. Secondo il delegato del FMI al Bilderberg, i dati previsti per la disoccupazione greca nel 2012 arriveranno al 25%. Il Bilderberg può solo sperare che queste informazioni non arrivino mai nelle prime pagine delle riviste più diffuse. Alla riunione del 2011 il Bilderberg ha cercato un modo per ristrutturare il debito della Grecia, non a beneficio dei greci, ma dell’élite finanziaria che potrebbe perdere un sacco di soldi nel caso di un fallimento. In seconda analisi, un default destabilizzerebbe i mercati e porterebbe poi a un abbassamento del rating per altri paesi deboli dell’Eurozona, come la Spagna, l’Italia, l’Irlanda e il Portogallo. I funzionari della BCE hanno ripetutamente fatto riferimento al rischio di turbolenza dei mercati per spiegare la loro opposizione alla ristrutturazione del debito greco.
Un’opzione presa in considerazione per salvare la faccia è quella di uno scambio sul debito. I possessori delle obbligazioni greche cambierebbero le proprie con titoli a lunga scadenza, dando alla Grecia ancora qualche anno in più per rimborsare i 340 miliardi di euro di debito. Comunque, per fare in modo che quest’opzione funzioni, gli investitori privati devono convincersi di accollarsi il compito di salvare la Grecia. Se l’opzione degli investitori privati non funzionasse, la Francia è stata incaricata di fornire supporto per questo scambio sul debito, secondo le fonti che erano presenti alla conferenza del Bilderberg.
Allo stesso tempo, l’Unione Europea e il FMI si stanno preparando per annunciare un secondo salvataggio per la Grecia, riconoscendo implicitamente che il primo tentativo da 110 miliardi di euro lanciato nel maggio del 2010 è stato un fallimento totale, anche per il fatto che Atene ha mancato alla grande i suoi obbiettivi di riforma fiscale.
Ma c’è un altro problema che concerne la volontà dello scambio sul debito. Come riuscire a convincere di nuovo gli investitori che sono stati raggirati una prima volta? Alla fine dei giochi, se il Bilderberg la spunterà, i contribuenti dovranno accollarsi la gran parte del bailout concesso per salvare le speculazioni e i debiti del governo. Un secondo salvataggio includerà una supervisione esterna draconiana dell’economia della Grecia, che riguarderà sia la spesa pubblica che quella privata. Ciò preoccupa il Bilderberg, specialmente alla luce delle forti proteste che si sono scatenate in tutto il paese.
Lo scenario di un’uscita della Grecia dall’euro è ora ufficialmente sul tavolo, così come i modi per metterla in pratica. Così come avvenuto in Islanda, i tagli al bilancio greco saranno soggetti al voto di un referendum nazionale, con i sondaggi che riportano un 85 per cento di greci che rifiutano il piano di salvataggio. Il movimento di lavoratori greci è sempre stato solido e la crisi del debito lo ha radicalizzato ancor di più. E quindi la questione per l’élite del Bilderberg è come liberarsi della Grecia, simulando di aiutarla a uscire dalla depressione.
Con la minaccia di ritirare il sostegno per le banche dei paesi, come la Grecia, che vogliono ristrutturare il debito, la BCE sta in pratica incitando a correre agli sportelli per ritirare i propri depositi e sta forzando il paese membro a uscire dall’Unione. In Grecia più dell’ 85% dei cittadini sono contrari alle riforme proposte.
Pakistan
La Cina è la nuova migliore amica del Pakistan. Si tratta di un grosso cambiamento geopolitico. Viene sulla scia dell’approvazione dell’amministrazione Obama di una tattica aggressiva contro il Pakistan, compreso anche l’uso di armi nucleari da parte della NATO per prevenire il loro potenziale uso da parte dei terroristi o di uno stato canaglia. Secondo il London Sunday Express, “le truppe degli Stati Uniti saranno schierate in Pakistan se le installazioni militari della nazione verranno minacciate per la rivendicazione dell’uccisione di Osama Bin Laden. […] Barack Obama avrebbe ordinato alle truppe di paracadutarsi per proteggere i siti delle testate nucleari. Queste includono il quartier generale delle forze aeree di Sargodha, la base per gli aerei da combattimento F-16 riforniti di armi nucleari e almeno 80 missili balistici.” E ora parliamo della Cina. L’avvertimento alla Cina è stato reiterato alla conferenza del Bilderberg da un delegato cinese che ha presenziato per la prima volta, secondo cui l’attacco programmato dal governo degli Stati Uniti sul Pakistan verrà interpretato come un atto di aggressione contro Pechino. I rischi sono adesso così alti come forse non lo sono mai stati per gli Stati Uniti post-Guerra Fredda mentre il Bilderberg cerca di sbrogliarsi dal pantano del Pakistan.
Come affermato da un delegato europeo, “gli Stati Uniti sono la nazione più potente al mondo, ma non sono più potenti del mondo intero”. Tutti sono d’accordo sul grave pericolo posto in essere dal rischio di una guerra generalizzata portato dal confronto tra USA e Pakistan.
Da un punto di vista geopolitico, il governo degli Stati Uniti è preoccupato del ruolo sempre più protagonista che ha la Cina nella regione. La Cina ha costruito un porto per il Pakistan a Gwadar, che è nelle vicinanze dell’ingresso nello Stretto di Hormuz. I delegati degli USA hanno espresso preoccupazioni sul fatto che il porto possa diventare una base navale cinese nel Mar Arabico. Questo riguarda da vicino l’India, la nuova migliore amica degli Stati Uniti nella regione. Siamo di fronte alla formazione della tempesta perfetta. Gli Stati Uniti dotati del nucleare che supportano un’India anch’essa fornita di testate e forte di 1,2 miliardi di persone contro il nemico acerrimo dell’India, il Pakistan nucleare e la sua nuova migliore amica, la Cina con le sue armi nucleari e con 1,4 miliardi di persone.
I tentativi del Bilderberg per creare le condizioni per un confronto tra Cina e India hanno dato alla Russia un’importanza chiave. Mentre sia Russia che Cina stanno lavorando alacremente per portare la pace in Libia, lo scopo di queste iniziative, come riconosciuto anche dallo stesso Bilderberg, è quello di ridurre l’influenza delle potenze occidentali e di assicurare alla Cina la forniture del petrolio libico.
Bisogna ancora vedere come possa essere raggiunto un accordo su questo argomento tra i delegati del Bilderberg, ma le intenzioni degli Stati Uniti si possono desumere con facilità. Per contrastare efficacemente il duopolio cino-pakistano, Washington cercherà di tirarsi fuori dal confronto usando l’India per fare il lavoro al proprio posto. Quando India e Cina avranno capito che sono stati manovrati e usati dagli Stati Uniti per distruggersi a vicenda, sarà troppo tardi per tornare indietro senza perdere la faccia.
Ancora una volta, la chiave per comprendere il confronto tra India e Cina è nella Russia e nel suo ruolo nel futuro Governo Globale delle Multinazionali. Fino a che la Russia non verrà soggiogata, il Bilderberg e i suoi sostenitori non possono sperare realisticamente di esercitare un controllo totale. Eliminando le due superpotenze asiatiche, la Russia rimarrà da sola, circondata da basi missilistiche USA e isolata dall’Europa e dalla NATO, a cui adesso aderiscono anche le ex repubbliche sovietiche, per larga parte antagoniste alla Russia. Inoltre, con l’appoggio del Bilderberg, una degradazione culturale ha portato una larga parte dei giovani russi ad ammirare la presunta “libertà” propugnata dagli Stati Uniti, che ora viene considerata un’ancora di salvezza contro gli eccessi “autoritari” della nazione russa, considerata, grazie all’influenza della stampa dei media occidentali, come una mera continuazione del vecchio sistema sovietico.
Una volta eliminata la Russia, gli Stati Uniti concentreranno le sue forze armate in Sud America. Chavez verrà scalzato dal potere, per poi essere seguito dai suoi alleati, Ecuador e Bolivia.
Comunque, il Pakistan è solo una parte della strategia tentacolare posta in essere in Asia dal governo degli Stati Uniti e dal Bilderberg. Nel 2002 uno degli argomenti chiave discussi alla conferenza del Bilderberg, che si è tenuta a Chantilly, era centrato sul progetto decennale del Bilderberg per eliminare il terrorismo, mettendo in essere iniziative sia diplomatiche che militari. È diventato in un secondo momento noto con il nome di “Operazione Aquila Nobile”.
Infatti, il Bilderberg ha ben chiaro che quello che stiamo affrontando è un processo in evoluzione che porta a un escalation senza fine di conflitti in tutto il pianeta. L’Asia è una delle aree di queste operazioni. Il Medio Oriente e il Magreb fanno parte di un altra.
Economia
Se vivessimo in un mondo reale, i titoli dei giornali che meglio descrivono la situazione finanziaria odierna dovrebbero recitare: “La fine è vicina. Siamo nel mezzo di un collasso finanziario dell’economia.” Il problema dei manager finanziari di alto livello del Bilderberg è quello di posticipare i default più a lungo possibile per poi effettuare i salvataggi, lasciando ai governi (gli elettori) la patata bollente e subentrando nelle obbligazioni dei debitori insolventi. Con la stragrande maggioranza della popolazione che si oppone a tutto questo, il trucco è quello di aggirare le politiche democratiche.
E come è nelle intenzioni del Bilderberg, le politiche economiche devono essere trasferite dalle istituzioni democraticamente elette ai pianificatori finanziari, rendendo così l’economia interamente dipendente da essi, con il debito pubblico che crea un enorme mercato “libero dal rischio” per i prestiti gravati dagli interessi. Tutto questo spiega quello che George Ball, l’allora Sottosegretario per gli Affari Economici con J.F. Kennedy e Johnson, disse nel 1968 nel corso di una riunione del Bilderberg che si tenne in Canada: “Dove possiamo trovare una base legittima su cui si basi il potere dei manager delle multinazionali per poter prendere decisioni che modificano profondamente la vita economica delle nazioni, quando nei governi hanno solo una responsabilità limitata?”
Questo è il modo in cui l’oligarchia finanziaria rimpiazza le democrazie. Il ruolo della Banca Centrale Europea, del FMI, della Banca Mondiale, della Banca dei Regolamenti Internazionali, della Federal Reserve e di altre agenzie finanziarie che tralascio è stato quello di assicurarsi che i banchieri venissero ben pagati.
Il problema con la situazione attuale è che il mondo è guidato dal sistema monetario, non dai sistemi nazionali del credito. Se hai le idee chiare, non vorrai di certo un sistema monetario che governi il mondo. Vorrai che esistano Stati-nazione sovrani che abbiano i loro sistemi creditizi, basati sulla propria moneta. L’aspetto determinante è che la possibilità della creazione del credito produttivo e non inflattivo, cosa chiaramente stabilita dalla Costituzione degli Stati Uniti, è stata esclusa dal Trattato di Maastricht in modo da determinare le politiche finanziarie ed economiche.
Adesso, in Europa, questo non può essere fatto perché i governi sono soggetti al controllo degli interessi bancari privati, conosciuto come sistema bancario indipendente, che blocca costituzionalmente la possibilità di creare credito da parte dei governi. Queste istituzioni hanno il potere di influenzare e di dettare le condizioni ai governi. Pensate cosa rappresenta quell’istituzione chiamata Banca Centrale Europea. Cerca di operare come una banca centrale europea indipendente, senza che ci sia un governo corrispondente. Non ci sono governi. Non ci sono nazioni. È solo un gruppo di nazioni guidate da una banca privata.
La supposta “indipendenza” della Banca Centrale è il meccanismo di controllo che è decisivo per gli interessi finanziari privati, che storicamente si sono insediati in Europa come strumento autoritario contro le politiche economiche delle nazioni sovrane, che sarebbero orientate verso lo stato sociale. Il sistema bancario europeo è il residuo di una società feudale, nella quale gli interessi privati – come evidenziato dagli antichi cartelli veneziani o dalla Lega Lombarda, risalgono ai tempi oscuri del XIV secolo.
Conclusione
Quella che abbiamo oggi non è una crisi di liquidità, ma è una crisi d’insolvenza. Gli Stati Uniti hanno un debito di 14,3 trilioni di dollari. Inoltre, il governo infilerà per il terzo anno consecutivo un deficit di un triliardo di dollari, un qualcosa che nessun paese nella storia mondiale è mai riuscito a fare. C’è già la conferma di una nuova recessione nel mercato immobiliare con i prezzi che affondano ancora di più di quanto successo nella Grande Depressione. E una caduta delle quotazioni delle azioni delle banche, con le compagnie come Bank of America e Citigroup che cedono ogni centesimo dei profitti ottenuti negli ultimi due anni. Ma non si tratta solo di Bank of America e della Citi, si parla di tutte le istituzioni finanziarie degli Stati Uniti. Da Wells Fargo a JP Morgan Chase, il sistema sta implodendo: le banche, il mercato finanziario, il mercato delle obbligazioni, quello immobiliare. E ora possiamo aggiungere anche gli Stati Uniti alla lista dei paesi in bancarotta. Il dollaro USA ha perso il 12% del suo valore in un anno. E la Cina, per la prima volta, è diventata un venditore netto dei buoni del Tesoro statunitensi. Ciò significa che la bolla delle obbligazioni sta per esplodere e, quando questo accadrà, vi consiglio di prendere un posto in prima fila per godersi i fuochi d’artificio. È un’occasione che capita una sola volta nella vita.
****
Il Bilderberg non è l’effetto, ma la causa di un futuro Governo Globale delle Multinazionali. Questa organizzazione è cresciuta dal suo avvio, avvenuto in disparte, per diventare un nodo cruciale nelle decisioni delle élite. La meta ultima di questo futuro da incubo è quello di trasformare il pianeta in una prigione a cielo aperto con la realizzazione di un mercato globale, controllato una Multinazionale Globale, regolato finanziariamente dalla Banca Mondiale e popolato da una popolazione rincretinita i cui bisogni di vita saranno ridotti al materialismo e alla sopravvivenza – il lavoro, le compere, il sesso, le dormite – collegata a un computer globale che monitora ogni mossa. E sta diventando sempre più facile perché lo sviluppo della tecnologia delle telecomunicazioni, assieme alle conoscenze approfondite e ai nuovi metodi di ingegneria comportamentale per la manipolazione della condotta individuale, stanno trasformando quelle che erano, in altre epoche storiche, solo intenzioni maligne in una nuova realtà sconvolgente. Ogni singola misura, vista in sé, potrebbe sembrare un’aberrazione, ma tutto l’insieme dei cambiamenti, che fanno parte di un continuum sempre in azione, costituisce un processo che conduce alla totale schiavitù.
E mentre vediamo il mondo che va in malora, ci troviamo a un bivio. La strada che prenderemo determinerà il futuro dell’umanità, se diventeremo parte di uno stato di polizia globalmente connesso o se rimarremo essere umani liberi. Ricordate, non dipende da Dio se torneremo indietro a un nuovo Medioevo, dipende da noi. Uomo avvisato mezzo salvato. Non troveremo mai la giusta risposta se non ci facciamo le domande corrette.
**********************************************
Fonte: http://www.danielestulin.com/2011/06/13/bilderberg-report-2011-informe-club-bilderberg-2011/
13.06.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RENATO MONTINI E SUPERVICE
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8466
—
Brasile: una nuova tribù isolata dal resto del mondo 27.06.2011
Le autorità del paese lo confermano: ecco una comunità indigena in Amazzonia senza contatti con l’esterno
di Niccolò Capitani
Al link, foto
L’avvistamento è avvenuto tramite dei rilevamenti aerei, parte del programma lanciato dai governi peruviano e brasiliano. Le foto scattate (e rilasciate da Survival International) mostrano un piccolo villaggio di poche capanne, costruito di recente, data la mancanza di vegetazione attorno alle abitazioni, e che sembra ospitare un piccolo nucleo di cacciatori-raccoglitori semi nomadi.
Gli esperti stimano che nella regione amazzonica si trovino almeno un centinaio di queste tribù sparse nell’impenetrabile foresta. Il tentivo di individuarle sembra nascondere un fine poco nobile: la ricerca di nuove risorse da sfruttare in grado di sostenere la vertiginosa crescita economica del Brasile.
La tutela di questi individui resta di estrema importanza: individuarli e proteggerli dall’inarrestabile avanzata della civiltà rappresenta, infatti, un’occasione unica per la scienza antropologica di studiare sul campo aspetti del nostro passato che ormai sembravano perduti per sempre.
(Credits:Peetsa/Arquivo CGIIRC-Funai)
http://daily.wired.it/foto/2011/06/27/tribu-indios.html?utm_source=wired&utm_medium=NL
—
Neonati già capaci di ragionamenti complessi 27.06.2011
I confini dell’intelligenza dell’essere umano e l’intelligenza del neonato: un argomento affascinante che si arricchisce ora di un’importante scoperta.
I neonati sono già capaci di ‘ragionamenti puri’ e analisi molto sofisticate del mondo che li circonda: è quanto emerge da uno studio condotto da alcuni ricercatori del Massachusetts Institute of Technology affiancati da due scienziati italiani, Vittorio Girotto, professore di Psicologia Cognitiva all’Università IUAV di Venezia, e Luca Bonatti, professore presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona.
La scoperta emerge dal progetto ‘3-6-12’ nell’ambito dell’Intelligence Initiative del MIT (Massachusetts Institute of Technology) nel quale i bambini di tre, sei e dodici mesi vengono studiati per capire che cosa sanno del mondo fisico e sociale attorno a loro.
In particolare, a bimbi di dodici mesi è stato mostrato un contenitore in cui quattro oggetti, tre blu e uno rosso, rimbalzavano liberi; il contenitore veniva poi coperto per pochissimi istanti, durante i quali uno degli oggetti usciva di scena.
Se il contenitore veniva ‘oscurato’ per un tempo infinitesimale (0.04 secondi) e a sparire di scena era l’oggetto più lontano dall’uscita, i neonati guardavano la scena più a lungo perchè percepivano la minore probabilità dell’evento a cui avevano appena assistito; se invece il contenitore era coperto per due secondi, la distanza dell’oggetto uscente dall’apertura non li sorprendeva più e restavano stupiti solo se l’oggetto rosso, quello raro, usciva di scena.
“Questi studi hanno grande importanza – ha commentato il Professor Stefano Cappa, neurologo membro della SIN (Società Italiana di Neurologia) e professore ordinario di Neuroscienze Cognitive presso l’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano – perchè dimostrano, applicando classici metodi sperimentali come la durata delle fissazioni oculari, che il cervello ‘pre-verbale’ possiede elevate capacità di ragionamento probabilistico. In altre parole, queste capacità sembrano essere in larga misura ‘predisposte’ nel nostro cervello, indipendentemente dall’esperienza o da qualsiasi apprendimento. Inoltre – ha concluso il professor Cappa – il contributo di due esperti ed illustri esponenti del mondo scientifico italiano ci rende particolarmente orgogliosi“.
—
Il mantello dell’invisibilità ai suoni 28.06.2011
Deviare le onde sonore per “nascondere” gli oggetti: bastano dei fogli di plastica bucherellati. E le applicazioni sono potenzialmente infinite
di Martina Saporiti
Nei laboratori della Duke University, negli Usa, si sta sperimentato un nuovo mantello dell’ invisibilità. Solo che questa volta la vista non c’entra: il nuovo materiale, infatti, devia il corso delle onde sonore, nascondendo gli oggetti all’ udito. Le possibili applicazioni sono infinite: dalle sale da concerto per migliorarne l’acustica, ai videogiochi, alle navi militari, come economico sistema anti-sonar.
Quello dell’invisibilità è un vecchio pallino degli scienziati. I primi studi sul tema risalgono al 2006, quando i ricercatori iniziarono a spremersi le meningi per realizzare materiali in grado di deviare il corso delle onde luminose. Sono nati così i metamateriali, cioè materiali artificiali che forzano la luce a viaggiare intorno a un oggetto, in modo che questo appaiano invisibili (almeno per alcune lunghezze d’onda). Ma le leggi matematiche alla base di questo fenomeno (la cosiddetta ottica trasformazionale) sono le stesse che governano il comportamento delle onde sonore.
“ Fondamentalmente, se parliamo della possibilità di nascondere gli oggetti, è lo stesso che si parli di onde luminose o sonore”, ha spiegato alla Bbc Steven Cummer della Duke University, uno dei protagonisti della nuova scoperta. E in effetti, già nel 2008 Cummer aveva pubblicato un articolo su Physical Review Letters in cui si parlava della possibilità (al tempo solo teorica) di nascondere un oggetto ai suoni. La teoria è poi diventata realtà: all’inizio di quest’anno, infatti, ricercatori dell’ Università dell’Illinois di Urbana-Champaign hanno pubblicato uno studio in cui spiegano come schermare un oggetto da ultrasuoni che si propagano in acqua.
Una nuova ricerca, sempre pubblicata su Physical Review Letters, fa un ulteriore passo in avanti: descrive come nascondere gli oggetti da suoni con una frequenza compresa tra 1 e 4 kilohertz (quindi percepibili anche da noi umani) che viaggiano nell’ aria. Il trucco è rivestire l’oggetto (in questo caso un pezzo di legno lungo circa 10 cm) con fogli di plastica bucherellati. Modificando dimensione e disposizione dei buchi, nonché variando la distanza tra i vari fogli di plastica, si riesce a controllare il cammino delle onde sonore.
“ L’esperimento mostra ch,e sebbene onde acustiche ed elettromagnetiche siano molto diverse, le potenzialità dell’ottica e dell’acustica trasformazionale sono simili”, ha commentato Ortwin Hess del Centre for Plasmonics and Metamaterials dell’ Imperial College di Londra . Naturalmente, c’è ancora molto lavoro fare. Lo studio, infatti, indaga solo il comportamento di onde sonore che incidono direttamente sull’oggetto e si ferma alle due dimensioni. “ Sarà certamente più difficile realizzarlo nelle tre dimensioni: ci riusciremo, ma non sarà un lavoro da poco”, ha concluso Hess.
—
Il Pi Greco non è un numero utile! 29.06.2011
Proclama shock di un gruppo di matematici inglesi guidati da Kevin Houston, della scuola di matematica dell’Università di Leeds: “Il numero irrazionale 3,14159 non è di per sé sbagliato ma non è quello che dovrebbe essere associato con le proprietà del cerchio”. Sarebbe meglio usare il Tau, 2 volte pi greco, 6,28. “Passare a Tau – ha spiegato Houston – renderebbe la matematica avanzata considerevolmente più facile, semplificando le formule, e aiuterebbe a rendere più intelligibili concetti matematici come il calcolo per molte più persone”.
Se lo dice lui…
(Fonte: Ansa)
—
Nessuno tocchi Pi greco 29.06.2011
Tutti contro il caro, vecchio 3,14. Meglio usare il Tau, pari a 6,28. Perché questo cambiamento? Cosa c’è davvero di diverso? E, soprattutto, agli studenti cosa comporta?
di Martina Pennisi
Ieri era il 28/6, che scritto all’americana è 6/28. E 6,28 è il valore approssimativo del Tau (τ). Per chi ha abbandonato i libri di matematica da qualche tempo, il Tau è pari al rapporto fra circonferenza e raggio ed è il doppio del più utilizzato Pi greco (π), rapporto fra circonferenza e diametro. Visto l’evidente richiamo numerico, il 28 giugno è da circa 10 anni il Tau Day, giornata dedicata alla rivendicazione dell’ orgoglio Tau e durante la quale si mette in dubbio la sopravvivenza formale del 3,14 eccetera. Tutto è iniziato con un articolo divulgativo del matematico dell’Univeristà dello Utah Bob Palais, datato 2001 e intitolato Pi is wrong. La presa di posizione, meno integralista del provocatorio titolo, ha fatto proseliti e il fisico Michael Hartl è arrivato a stilare il manifesto Tau, elencando le ragioni empiriche per le quali il Pi greco va spedito in pensione per direttissima. Quest’anno è salito sul carro anche un matematico dell’Università di Leeds, Kevin Houston, che ha ribadito la necessità di passare definitivamente alla nuova costante. E’ possibile che accada? E’ mai accaduto in passato qualcosa del genere? Lo abbiamo chiesto al matematico e saggista Piergiorgio Odifreddi e al dirigente di ricerca del Cnr di Roma Roberto Natalini.
” La matematica è come i linguaggi, certe convezioni si stabiliscono nel tempo e con l’uso ed è difficile introdurne di nuove. In Francia e in Inghilterra qualcuno ogni tanto propone di far coincidere la scrittura con il parlato ma non è un progetto concretizzabile, come si è rivelato tale l’esperanto (tentativo di introdurre una lingua comune al mondo intero, ndr) “, ha spiegato Natalini. ” Un esempio simpatico – ha aggiunto – è quello dello spot che utilizza il termine ‘Morbistenza ‘ cercado di farlo diventare di uso comune: nessuno dirà mai Morbistenza”. E nessuno riuscirà a dare al Tau il ruolo del Pi greco: ” Bisognerebbe riscrivere tutti i libri e specificare nelle prime pagine la proporzione fra i due simboli, questo dibattito fa bene ai media alla ricerca di notizie estive e alla matematica, della quale finalmente si parla un po’, ma difficilmente avrà risvolti concreti”, dice Natalini. ” Utilizzare il Tau semplificherebbe alcune formule come la Trasformata di Fourier o la Funzione zeta di Riemann“, prosegue, spiegando che l’argomentazione preferita dai sostenitori del passaggio di testimone consiste nel fatto che ” misurando gli angoli in radianti, l’angolo giro è pari a due Pi greco e non a uno“.
Un giro, quindi, è un Tau e in inglese l’assonanza tra i due termini costituisce un ulteriore prova dai loro destini incrociati: Tau turn. In passato, a dimostrazione del fatto che alcune convenzioni si impongono definitivamente su altre rendendo improbabile un nuovo cambiamento di fronte, “Newton e Leibniz proponevano diverse definizioni di derivata e integrale” e i simboli che oggi utilizziamo sono frutto della supremazia della proposta di Leibniz.
Secondo Odifreddi si tratta di un falso problema: ” Quella delle costanti è una questione che si verifica ogni volta si assiste a un’unificazione”. All’epoca di Euclide, spiega, ” i greci erano a conoscenza della proporzionalità del rapporto tra i circonferenze e raggi. Il colpo di genio di Archimede è stato quello di legare fra loro queste costanti: da una puoi ricavare le altre. Si è scelto il Pi greco perché moltiplicato al raggio al quadrato dà l’area, nulla vietava di prendere come costante il Tau”. L’area in questo caso sarebbe uguale a Tau mezzi per raggio alla seconda, per chi si stesse già scervellando alla ricerca della quadratura del cerchio. “Si pensi – prosegue Odifreddi – allo spazio e al tempo. Sono state due cose diverse fino a quanto Einstein non ne ha dimostrato il legame nel 1905 e ha iniziato a parlare di spaziotempo: c’è una velocità unica al mondo ed è quella della luce, 300mila chilometri al secondo, e c’è un legame fra lo spazio percorso dalla luce in un determinato lasso di tempo. Si può quindi misurare il tempo tenendo conto dello spazio percorso dalla luce e viceversa”. E nessuno si è mai sognato di auspicare il pensionamento del metro o dei secondi. ” In fisica – fa notare il matematico – la velocità della luce si indica con ‘c’ e si è stabilito che vale uno, tutti i successivi calcoli vengono dedotti da quello ed è una semplificazione che vale la pena fare con la consapevolezza di quale sia il valore di partenza, 300mila Km al secondo, e senza che nessuno ne abbia messo in dubbio la sopravvivenza”. Nessuno tocchi il Pi greco.
http://daily.wired.it/news/scienza/2011/06/29/addio-pi-greco-tau-13298.html#content
—
Val di Susa – Kabul 29.06.2011
600 uomini armati proteggono giorno e notte, a turno, il presidio della Maddalena in Val di Susa. In tutto sono dispiegati 2.000 uomini. Nei boschi circostanti sono stati posati blocchi di cemento che reggono reticolati alti due metri e mezzo. Le tende lasciate dai valsusini in fuga sulla montagna sono state tagliate. E’ un’azione di guerra contro la popolazione. Qual è la differenza con Kabul? Non si è mai vista un’operazione militare del genere neppure per i lavori sulla Salerno Reggio Calabria dove domina incontrastata la ‘ndrangheta. Le Forze dell’ordine occupanti vengono da altre regioni italiane, un valsusino non picchierebbe mai un suo amico o una vecchia signora che lo ha visto crescere. Il Parlamento rappresentato dai poliziotti di Maroni/Tambroni è illegittimo, figlio della legge porcata del ridanciano Calderoli degno rappresentante della Lega voltagabbana di “Padroni a casa nostra” e di “Roma ladrona“. Dov’è l’opposizione? Dove sono Di Pietro, Bersani, Vendola? Per trenta denari, i famosi 600 milioni della UE, si è scatenato l’inferno in Val di Susa. tende bruciate, manganellate in faccia, lacrimogeni al CS” (orto-clorobenziliden-malononitrile).I gas CS rientrano tra le cosiddette “armi chimiche”, fanno parte di questa categoria “tutte le sostanze gassose, liquide o solide, che, diffuse nell’area e sparse sulle acque o sul terreno, producono negli esseri viventi lesioni anatomico – funzionali di varia natura, tali da compromettere, in via definitiva o solo anche temporanea, l’integrità dell’organismo umano”.
Nei giornali di regime, in prima fila Repubblica, i valsusini sono stati giudicati, fatti a pezzi. Miseri villici, montanari ignoranti, egoisti. Non hanno ancora scritto che puzzano e sono analfabeti, ma questo è il senso.
Fassino dove ti nascondi? Chi sono i tuoi referenti? Dopo “abbiamo una banca” ora sei passato a “abbiamo un cantiere“, uno di quelli così amati dalle cooperative rosse e rosé. Con il tempo, non ci vorrà molto, verranno fuori le vere motivazioni di un’opera senza alcuna base economica dal costo di 17 miliardi pagati dai contribuenti italiani, che sarà ultimata tra vent’anni, che sventrerà per sempre una valle e una montagna per 54 chilometri per trasportare merci in costante diminuzione da un decennio sull’attuale linea che collega la Val di Susa alla Francia. Domenica la Valle di Susa vuole riprendersi il suo territorio, io ci sarò, tutti gli italiani dovrebbero partecipare. Può essere il momento di svolta per il Paese, per riaffermare la democrazia e far sciogliere le Camere questo autunno. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
http://www.beppegrillo.it/2011/06/val_di_susa_-_kabul/index.html?s=n2011-06-29
—
contromanovra, manovra, Tremonti di Giulio Marcon
La controTremonti di Sbilanciamoci 30.06.2011
Refresh: stangata certa, cifre ballerine, ministri rissosi. Contro lo spettacolo triste e pericoloso della manovra del governo, proponiamo qui la ricetta alternativa di Sbilanciamoci!. Ecco il documento
La manovra di Tremonti varata in queste ore dal governo affossa ancora di più il paese nella depressione economica, deprime le possibilità di ripresa dell’economia, fa pagare alla parte più esposta del paese il peso e le conseguenze di questa crisi. Il pareggio di bilancio del 2014 non ci è stato imposto dall’Unione Europea. È una scelta politica di Tremonti che in questo mondo rischia di portare il paese ancora di più nella recessione. È una manovra tutta concentrata furbescamente nel 2013-2014, quando – speriamo – potrebbe esserci un altro governo a fronteggiare l’emergenza economica.
Dopo mesi di inutile ottimismo e di stupida sottovalutazione della portata della crisi, il governo si trova a dover prendere amaramente atto del fallimento della sua politica economica, della fallacia delle sue previsioni iniziali, della futilità delle speranze dell'”effetto traino” legato alla possibile ripresa dell’economia mondiale. Dopo tre anni di provvedimenti tappabuchi, di mezzemisure all’insegna del marketing e di fumo negli occhi, la situazione economica del paese è gravissima, ed il peggio deve ancora venire. Avere tenuto sotto (parzialissimo) controllo i conti pubblici, senza rilanciare l’economia e la domanda interna, senza dare adeguata protezione sociale ed ai redditi si è dimostrata una strategia fallimentare ed autolesionista, senza futuro.
La manovra di queste ore ne è la dimostrazione, e ora ne paghiamo il prezzo E ancora una volta a subirne le conseguenze è la parte più debole del paese: pensionati, lavoratori a basso reddito, consumatori, utenti dei servizi pubblici.. La reintroduzione dei ticket, l’inserimento dei costi standard nella sanità, la riduzione dei trasferimenti agli enti locali, il blocco degli stipendi nella pubblica amministrazione, l’intervento sulle pensioni stanno lì a dimostrare quanto ancora una volta il prezzo della crisi è pagato dalla fasce sociali più deboli. Tra i più colpiti sono i giovani: e con loro organizzeremo a Lamezia Terme la prossima edizione della “controcernobbio”, dal 1 al 3 settembre, in cui discuteremo di un piano nazionale del lavoro per i e rilanciare la scuola e l’università publica.
È possibile, era possibile fare diversamente?
Sbilanciamoci – con la sua manovra da 51 miliardi di euro in 3 anni (per le proposte nel dettaglio v. il pdf allegato) – dimostra che si può fare. Anche tagliando la spesa pubblica: quella militare, delle grandi opere, per le scuole private, per il business della sanità privata. E con una politica fiscale che colpisca le rendite e non i salari, i grandi patrimoni e non i bassi redditi, i consumi ecologicamente dannosi e non i consumi pubblici ed i servizi sociali. È possibile garantirsi in questo modo un flusso costante di risorse da destinare da una parte all’abbattimento del debito e dall’altra a dare protezione sociale a chi è colpito dalla crisi e a rilanciare un’economia diversa fondata su un nuovo modello di sviluppo.
Serve una tassa sui patrimoni milionari (che ci porterebbe oltre 10 miliardi di euro di entrate), bisogna portare la tassazione delle rendite al 23% e bisogna aumentare l’imposizione fiscale sui redditi superiori ai 70mila euro annui dal 43 al 45%. Nel contempo è necessario ridurre del 20% la spesa militare e cancellare il programma di 131 cacciabombardieri F35 (che ci costano più di 16miliardi di euro). Questi sono passi obbligati in tempi di crisi: in Germania e in Gran Bretagna sono state ridotte le spese militari, in Italia, ancora no.
E servono misure per rilanciare l’economia attraverso un programma di “piccole opere” (cancellando Ponte sullo Stretto e Tav), di sostegno alla green economy (energie rinnovabili, mobilità sostenibile, agricoltura biologica, ecc), di incentivo e difesa dei redditi, unica garanzia perchè possa riattivarsi una domanda interna. In questo senso la lotta al precariato, il sostegno alle pensioni più basse, il recupero del fiscal drag e il reddito di cittadinanza sono misure assolutamente necessarie in questa fase.
L’Italia con questo governo e con le politiche fatte negli ultimi tre anni rischia di “uscire” dalla crisi ancora peggio da come ci era entrata. Altri paesi stanno aggiustando la mira, stanno cambiando in parte le loro politiche, si stanno dando, almeno in parte, una vera politica economica ed industriale. Il governo Tremonti ha assecondato un nefasto mix di corporativismo, assistenzialismo e neoliberismo che sta portando l’economia italiana verso una situazione di neofeudalesimo economico. La distruzione del capitale umano e sociale (l’università, la scuola, la coesione sociale, il welfare) rischia di avere effetti nefasti per il futuro e di produrre un livellamento verso il basso accompagnato però dall’accentuazione della forbice delle diseguaglianze, dalla crescita dei privilegi e del disagio sociale. E’ ora di cambiare rotta, mettere questo governo quanto prima nelle condizioni di non nuocere e ricostruire le ragioni della speranza di un paese diverso: con un modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ed i diritti.
Contromanovra2011.pdf 157,94 kB
http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/La-controTremonti-di-Sbilanciamoci-8771
—
Una super sabbia per purificare l’acqua 01.07.2011
Rivestire i granelli con gusci di ossido di grafite. È una soluzione nanoscopica per depurare 5 volte meglio di quella non trattata. E in modo molto più economico
di Tiziana Moriconi
La sabbia è un buon filtro per depurare l’acqua; se poi viene rivestita con ossido di grafite, diventa un filtro ottimo. E, cosa fondamentale per tutti quei paesi in cui l’acqua potabile non può essere data per scontata, potenzialmente economico.
L’idea di rivestire i granelli di sabbia con gusci di ossido di grafite è uscita dal laboratorio di nanomateriali di Pulickel Ajayan della Rice University (Houston, Texas). I ricercatori, guidati da Wei Gao, hanno messo a punto il nanometodo per ottenere il rivestimento e lo hanno testato sul mercurio e su un colorante. I risultati, riportati su Applied Materials and Interfaces, mostrano che le proprietà della supersabbia sono incomparabilmente superiori a quelle dei soli granelli e simili a quelle del carbone attivo usato normalmente nei filtri delle abitazioni.
I nanofogli di ossido di grafite – trattati affinché un lato risulti idrofilo e l’altro idrofobico – sono stati aggiunti a una soluzione contenente sabbia; a quel punto si sono assemblati a formare una sorta di involucro intorno a ciascun granello, con la parte idrofila esposta. La loro proprietà di catturare i contaminanti è stata poi aumentata aggiungendo molecole di altri composti chiamati tioli.
Modificati i granelli, i ricercatori sono passati ai test. Una soluzione contenente mercurio (400 parti per milione) e una contenente un colorante usato in biologia, la Rodamina B (10 parti per milione), sono state filtrate sia attraverso la normale sabbia sia attraverso quella modificata. Nel primo caso, il filtro si è saturato dopo appena 10 minuti, nel secondo, il sistema ha tenuto per oltre 50 minuti, e l’acqua filtrata conteneva meno di una parte per miliardo di contaminanti (il goal della Environmental Protection Agency per il mercurio è di ottenere 2 parti per miliardo).
Non è che il primo passo. Usando diverse molecole, Gao spera ora di riuscire a ingegnerizzare alcune forme di supersabbia per specifici contaminanti, come l’arsenico e il tricloroetilene.
—
Il quasar più luminoso mai scoperto 01.07.2011
Si trova a 13 miliardi di anni luce di distanza ed è luminoso come 63 bilioni di Soli.
Si trova a quasi 13 miliardi di anni luce di distanza, caratteristica che fa di lui il più lontano quasar mai osservato, ed è centinaia di volte più brillante di qualsiasi altro oggetto scoperto a distanze simili.
Il suo nome è ULAS J1120+0641 e la sua scoperta è dovuta a un gruppo internazionale di astronomi guidati da Daniel Mortlock dell’Imperial College di Londra.
Osservare ULAS significa guardare miliardi di anni nel passato: soltanto 770 milioni di anni dopo la nascita dell’Universo, il 5% dell’età attuale dell’Universo stesso.
Il quasar ha una luminosità 6,3×1013 volte quella del Sole e ospita un buco nero con una massa pari a 2×109 quella del Sole: tutte queste sue caratteristiche lo rendono particolarmente interessante per gli astronomi, cui pone un problema interessante.
Già il fatto di essere riusciti a scoprirlo è stato quasi un colpo di fortuna, arrivato dopo cinque anni di ricerche a caccia di oggetti con un valore di redshift superiore a 6,5 (ULAS arriva a 7,1): come spiega il dottor Mortlock, «ci potranno essere un centinaio di oggetti simili nel cielo, ma trovarli tra miliardi di altri oggetti nelle immagini astronomiche è una sfida seria».
Un oggetto così lontano non è osservabile direttamente: la frequenza della sua luce ci appare più bassa a causa dell’espansione dell’universo e ricade nella radiazione infrarossa.
La questione più problematica riguarda tuttavia la presenza di un buco nero così massiccio in un periodo in cui l’Universo è ancora tanto giovane: finora si pensava che occorresse molto più tempo per arrivare a un oggetto del genere.
«È una cosa che fa venire il mal di testa agli astronomi» spiega ancora Mortlock. «È come far rotolare una palla di neve già da una collina e all’improvviso scoprire che ha sei metri di diametro».
Aver scoperto ULAS permetterà di ottenere nuove informazioni su una fase tanto antica della vita dell’Universo e acquisire nuove nozioni sui buchi neri supermassicci.
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=15227
—
Quando l’aereo porta tempesta 01.07.2011
Osservando il cielo, può capitare di vedere strane formazioni nuvolose con un buco al centro. Sono le cosiddette hole punch clouds, oggetto di studio sin dagli anni Quaranta e fonte di leggende per chi vi leggeva un segnale extraterrestre. Poi, un anno fa, una ricerca ha svelato il mistero: sono gli aerei che, volando attraverso le nubi, le scavano letteralmente. E ora sappiamo anche che da quei tunnel possono scatenarsi tempeste di pioggia e neve. Come e perché lo spiega su Science un gruppo di ricerca coordinato da Andrew Heymsfield del National Center for Atmospheric Research (Usa), che ha approfondito il fenomeno svelandone ogni dettaglio.
Quando un aereo passa attraverso una nuvola modifica la pressione e abbassa la temperatura dell’aria anche di 20-30°C. In questo modo, promuove la condensazione delle gocce d’acqua in cristalli di ghiaccio, fenomeno che dà luogo ai caratteristici fori.
Man mano, i cristalli attirano altra gocce d’acqua e i buchi si ingrandiscono sempre più: è un processo che può durare oltre un’ora arrivando a creare tunnel lunghi anche cento chilometri. Quando infine i cristalli di ghiaccio diventano troppo pesanti, precipitano sotto forma di pioggia o neve.
Heymsfield e colleghi sono giunti a queste conclusioni analizzando 20 immagini satellitari di hole punch clouds raccolte il 29 gennaio del 2007 nei cieli del Texas. Spulciando negli archivi della U.S. Federal Aviation Administration, i ricercatori hanno quindi ricostruito il traffico aereo della giornata e, usando un modello meteorologico per studiare formazione e l’evoluzione delle nubi, hanno scoperto che molti degli aerei in volo quel giorno avrebbero potuto bucare le nuvole scatenando le precipitazioni poi verificatesi.
Le conseguenze, a quanto pare, sono solo locali, perché il fenomeno non sembra influenzare il clima globale; come è noto, però, può aumentare le precipitazione sugli aeroporti in particolari condizioni meteorologiche.
Riferimento: DOI: 10.1126/science.1202851
http://www.galileonet.it/articles/4e0d707472b7ab1981000080
—
Rispondi