Eri un’altra donna
ero un altro uomo
fiumi, rapide
dalle vette del Male, sradicavano
sofferti spigolosi detriti
finalmente congiunti, Oceano
Unico Io erotico indissolubile
in eteree aree
illuminate da Dio
nel Sè del reciproco Universo
dolore gioia mia,
ti amo.
A mia moglie Adriana
21 gennaio 2009 di adrianamaurizio
“Caro Maurizio.
Finalmente trovo la forza psichica di parlare (?) della tua poesia.
Poche parole non perché poche ne siano state stimolate ma perché credo che la poesia bisogna lasciarla parlare.
Parlare, dico ma intendo sonare e la tua suona di timbri orchestrali, di musica d’assieme. Un invito alla coralità più che coro essa stessa. Gli appunti biografico-culturali (i richiami) mi sono molto cari così come i Leit-motiven che pian piano traslucidano fino a divenire ombre o, meglio, lenti dell’anima.
Mai nessun mortale ha sollevato il velo…
E mai simili parole suonano così false.
Perché sollevarlo?
Inutile…come la disperazione e la punizione di Edipus Rex.
Non sapeva e la poesia stessa non sa e nessuna conoscenza è sapere…
Ma il ritmo e le allitterazioni, le consonanze e le dissonanze della tua prevalgono sul mero contenuto…non tramortendo il cogito e innalzando il sensum…però come torre che dall’alto mostra la sua inanità.”
Giorgio